L'isola al collasso
I numeri della querelle con Berlino sui migranti sono nulla rispetto a quelli di Lampedusa
La Germania sospende momentaneamente il ricollocamento di appena 1.500 persone, ma da oggi sull'isola i residenti sono meno dei nuovi sbarcati, che sono oltre 7.000. Il governo tace, tranne Salvini, che parla di "atto di guerra".
L’emergenza umanitaria in corso a Lampedusa negli ultimi giorni rischia di essere oscurata dall’ultima, ciclica, polemica politica del nostro governo con Germania e Francia. Martedì sera, il quotidiano tedesco Welt ha scritto che il cosiddetto “meccanismo volontario di solidarietà” è stato momentaneamente interrotto da Berlino. La decisione tedesca, già comunicata a Roma ad agosto, è una ritorsione per il rifiuto espresso dal governo italiano nel dicembre scorso di accogliere i “dublinati” dalla Germania, cioè quei migranti che arrivano nel paese tedesco ma chiedono asilo in Italia. Allora, Palazzo Chigi aveva detto che il motivo del blocco all’accoglienza era legato a “questioni tecniche”, ovvero al fatto che i centri di accoglienza erano già pieni.
La nuova querelle assume connotati più politici che sostanziali, come dimostrano i numeri in questione. L’accordo di “solidarietà su base volontaria” era stato ideato l’anno scorso e sottoscritto dall’allora premier italiano Mario Draghi. L’intesa deroga al regolamento di Dublino, che impone allo stato di primo approdo l’onere di gestire le richieste di asilo. Nonostante sia un sistema contestato sia dai paesi del nord sia da quelli del sud dell’Europa, i 27 non hanno mai voluto modificare il regolamento, preferendo piccole eccezioni dall’impatto molto limitato nella gestione dell’accoglienza. Con il blocco momentaneo del sistema di solidarietà, Berlino rinuncia così ad accogliere entro l’anno le circa 1.500 persone che le restano in base agli impegni che aveva assunto. Invece, nel caso dei “dublinati” che l’Italia ha rifiutato di ricevere dalla Germania si parla di una quota superiore. Secondo l’Asylum Information Database, i richiedenti asilo “dublinati” che l’Italia ha riaccolto nel 2021 sono stati 1.462 a fronte di 19.936 richieste provenienti da altri paesi europei. Roma lamenta di dover gestire un numero già fin troppo elevato di arrivi e che non può farsi carico di altri migranti. Ma Berlino rivendica di avere già fatto la sua parte, visto che in 10 anni la Germania ha accolto oltre 2,5 milioni di richieste di asilo, mentre l’Italia poco più di 500 mila. In Europa nessuno ha fatto come i tedeschi, che solamente nei primi sei mesi del 2023 hanno accettato oltre 173 mila richieste a fronte delle 59 mila accolte dall’Italia. Senza contare i movimenti secondari dei migranti sbarcati nel nostro paese, impossibili da quantificare e molti dei quali diretti proprio in Germania.
E mentre si apre il fronte con Berlino, ecco che simultaneamente, da Mentone, il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha annunciato l’intenzione di rafforzare ulteriormente i controlli alle frontiere con l’Italia. Secondo il ministro, i flussi dei migranti irregolari attraverso le Alpi Marittime è “aumentato del 100 per cento” e per questo servono rimedi adatti. Il numero di gendarmi e “sentinelle” alla frontiera è destinato ad aumentare e si parla anche dell’utilizzo di droni per prevenire gli sconfinamenti. Si tratterebbe in questo caso del quarto rinnovo – dopo quelli del 2017, del 2019 e del 2022 – dei controlli rafforzati stabiliti dai francesi alle frontiere interne dell’Ue, in violazione del principio di libertà di movimento stabilito dall’acquis di Schengen.
Polemiche e crisi di frontiera non nuove, ma che ora rischiano di assumere toni ancora più accesi rispetto al passato dato il colore politico dei governi coinvolti e la quantità dei dossier politici ed economici che hanno già portato allo scontro Roma, Parigi e Berlino. “La questione dei ricollocamenti dei migranti è secondaria, è una coperta di Linus, la questione è fermare gli arrivi in Italia, non vedo ancora risposte concrete”, ha commentato stasera a “Cinque minuti” la premier Meloni. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è spinto a parlare di “atto di guerra”. “Questi sbarchi sono voluti, organizzati e finanziati e rappresentano il simbolo di un’Europa a guida socialista”, ha detto il leader della Lega.
Nel frattempo, l’esecutivo resta in silenzio su quanto avviene sull’isola di Lampedusa, dove il numero di migranti sbarcati ha superato quello dei residenti. Stamattina la conta degli arrivi ha superato quota 7 mila in appena 48 ore, oltre la soglia dei 6.373 residenti dell’isola. Un record mai registrato prima. Impossibile accogliere tutti nell’hotspot, che ha una capienza di 400 posti letto. I numeri sono in linea con quelli del 2016, ma all’epoca l’emergenza era stata gestita in modo più efficiente. “Allora, su 115 mila arrivi solo 9.440 erano sbarcati a Lampedusa: la maggior parte delle persone veniva salvata in mare e portata nei grandi porti siciliani, più adatti a questi sbarchi”, ha ricordato oggi il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, Flavio Di Giacomo. Così ora sull’isola si fatica a prestare aiuto. La polizia è intervenuta per riportare ordine al molo Favaloro, dove si erano accalcati centinaia di migranti appena sbarcati, mentre poche ore prima un neonato di 5 mesi era annegato a pochi metri dalla costa.
E’ solo l’ennesima vittima dell’attraversamento del Mediterraneo, dove il flusso degli arrivi non si arresta nonostante l’impegno assunto dal governo italiano di diminuire le partenze dal Nord Africa. Secondo gli ultimi dati del Viminale, nelle otto settimane successive alla conclusione del memorandum sui migranti con la Tunisia sono sbarcate in Italia quasi 31 mila persone. Erano state 19 mila nelle otto settimane precedenti agli accordi. “Con la Tunisia l’Ue ha stretto un patto con il diavolo e firmato un assegno in bianco. L’unico risultato è un’esplosione dei flussi dalla Tunisia”, ha avvertito due giorni fa l’europarlamentare fiamminga Assita Kanko, durante la plenaria di Strasburgo. Singolare che una denuncia simile arrivi da un’esponente dell’Ecr, lo stesso gruppo politico europeo a cui appartiene Fratelli d’Italia.
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