editoriali
In Libia, Haftar dice ai giornalisti di andarsene. Internet fermo, aiuti in pericolo
Da giorni la burocrazia di Bengasi ha smesso di concedere i nullaosta necessari ai media per raggiungere le zone colpite dal disastro. Centinaia di persone lunedì sera hanno manifestato tra le macerie della cittadina di Derna
A poche ore dalle prime proteste, le autorità dell’est della Libia faticano a nascondere il proprio nervosismo. Centinaia di persone lunedì sera hanno manifestato tra le macerie della cittadina di Derna, all’ombra della cupola dorata di una moschea ancora in piedi: chiedono che un’inchiesta sia aperta sulla tragedia che li ha colpiti, accusano l’esecutivo dell’est per le migliaia di morti e dispersi sotto fango e detriti. Scene di dissenso che il governo militarizzato, controllato dalle milizie del generale Khalifa Haftar, preferirebbe non pubblicizzare, e che invece hanno fatto il giro del mondo, assieme ai video delle fiamme che bruciano la casa del sindaco di Derna.
Giornalisti della stampa internazionale hanno raccontato di aver ricevuto ieri mattina l’ordine – confermato alle agenzie da un funzionario locale – di lasciare la città. La giustificazione è goffa: troppe persone presenti nei luoghi colpiti dall’alluvione intralcerebbero i soccorsi. Altri cronisti hanno denunciato le autorità locali: avrebbero impedito loro di lavorare, mentre non è chiaro al momento se ci sia stata una reale evacuazione della stampa. Certo è che da giorni la burocrazia di Bengasi ha smesso di concedere i nullaosta necessari ai media per raggiungere le zone colpite dal disastro, benché le sedi diplomatiche libiche all’estero continuino a garantire visti. Confuse e non confermabili sono le voci di un ordine di evacuazione arrivato anche alle squadre di soccorritori internazionali e dell’ovest rivale. A creare maggiore incertezza, un rallentamento nelle comunicazioni: internet funziona a singhiozzo nell’intera regione dalle ore immediatamente successive alle proteste, mentre fino a quel momento aveva funzionato bene. I canali ufficiali dell’amministrazione dell’est parlano di guasti ai cavi della fibra ottica dovuti a scavi legati ai soccorsi, anche se la situazione ricorda terribilmente un copione ben noto alle autocrazie spaventate dal dissenso.