Editoriali
Assad torna, dopo vent'anni, alla corte di Xi Jinping
Pechino annuncia una “partnership strategica” con il regime siriano per salvaguardare l’equità e la giustizia internazionale
Dopo quasi vent’anni il presidente siriano Bashar el Assad è tornato in Cina giovedì, nella sua prima visita dallo scoppio della guerra in Siria. Accolto all’aeroporto di Hangzhou assieme a sua moglie Alma e a una delegazione siriana, tecnicamente è arrivato nel sud della Repubblica popolare cinese per partecipare alla cerimonia di apertura dei Giochi asiatici che inizieranno oggi, ma l’unico obiettivo di Assad è: uscire dall’isolamento internazionale. E in particolare a Pechino chiedere assistenza economica, visto il disastro economico in cui versa la Siria. Le immagini di ieri del dittatore assieme a Xi Jinping ora si aggiungono a quelle della sfilata alla Lega araba (in cui Damasco è stata riaccolta lo scorso maggio) e con i suoi alleati storici, Iran e Russia.
Secondo alcuni analisti il sostegno economico di Pechino sarebbe incerto, a causa delle sanzioni occidentali e della crisi siriana, eppure ieri i media statali cinesi hanno annunciato “la formazione di una partnership strategica” tra Cina e Siria attraverso le parole del leader Xi Jinping: “Di fronte a un ambiente internazionale instabile e incerto, la Cina è disposta a continuare a lavorare con la Siria nell’interesse di una cooperazione amichevole e di salvaguardare l’equità e la giustizia internazionale. La Cina sostiene l’opposizione della Siria alle interferenze straniere, al bullismo unilaterale… e sosterrà la ricostruzione della Siria”.
Per Pechino l’asse contro l’occidente e la necessità di mostrarsi come “potenza mediatrice” – in vista dell’apertura dei Giochi, Xi avrà bilaterali anche con i leader di altri paesi in visita come Cambogia, Kuwait e Nepal – è più forte delle atrocità commesse dal regime siriano. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha tenuto a sottolineare l’amicizia tra i due paesi che “si è rafforzata nel tempo” e ricorda che la Siria “è stata tra le prime nazioni arabe a stabilire relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare ed è stata anche uno degli sponsor dell’accordo di ripristino del seggio legittimo della Cina all’Onu”, al posto di Taiwan.