Editoriali
Liberare il grano ucraino dalla rivolta di Polonia, Ungheria e Slovacchia
L’Ue non riesce a smuovere i paesi dell’est. Kyiv fa causa all'Organizzazione mondiale del commercio e intanto si concentra sul Mar Nero
Polonia, Ungheria e Slovacchia si sono rifiutate di eliminare i divieti di importazione di grano ucraino dopo che la Commissione europea ha scelto di non rinnovarli, una disobbedienza che oltre a danneggiare l’Ucraina ha creato il precedente di blocchi commerciali unilaterali a livello comunitario. Kyiv ha fatto causa all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), e ora la Commissione dovrà tutelare gli interessi dei tre stati membri nonostante il contenzioso sia la conseguenza di un’azione che va contro una decisione di Bruxelles.
I funzionari europei e ucraini più ottimisti sostengono che presto le tensioni si allenteranno. L’opinione è che la rivolta di Varsavia, Bratislava e Budapest è stata alimentata dalle campagne elettorali in Polonia e in Slovacchia, e che dopo le elezioni – rispettivamente il 15 ottobre e il 30 settembre – tornerà tutto sotto controllo con la revoca dei divieti e il ritiro della causa al Wto. Ieri la Commissione ha riunito i rappresentanti dei paesi coinvolti per cercare di trovare una soluzione, l’idea è creare un sistema di licenze di esportazione che offra più flessibilità. Varsavia è contraria, ha detto che non intende “deporre le armi” finché le restrizioni Ue non verranno ripristinate, e nel frattempo negozia per conto proprio con Kyiv.
Alla fine un compromesso arriverà, ma non è detto che le elezioni saranno sufficienti a far sparire l’assertività della Polonia nei rapporti con l’Ucraina, poiché le urne potrebbero non offrire una maggioranza netta prolungando i tempi per la formazione del governo, senza escludere elezioni anticipate nel 2024 insieme alle elezioni europee. Il grano ucraino potrebbe quindi rimanere ancora bloccato e Kyiv sta iniziando a ritmo sempre più vivace a far ripartire i mercantili dai suoi porti che riescono a navigare il Mar Nero nonostante il rischio e il ritiro della Russia dagli accordi per il trasporto dei cereali. Ogni nave che riparte è un successo per Kyiv, segno che in mare la cooperazione, seppure difficile, è ancora in grado di funzionare.