La guerra di Hamas
Scontri e raid del 2023, dieci mesi di violenza che ribolle
L'anno si è aperto con un intervento israeliano a Jenin e un attentato in una sinagoga a Gerusalemme est. A settembre il carico di jeans con dentro materiale esplosivo a Gaza
Hamas, che governa la Striscia di Gaza e che ha compiuto gli attacchi di sabato, ha dichiarato che l'operazione era la risposta al blocco e alle incursioni militari israeliane in Cisgiordania e alle violenze alla Moschea di al Aqsa. “Ne abbiamo abbastanza", ha detto il leader di Hamas, Mohammed Deif, in un messaggio registrato: "Oggi il popolo sta riconquistando la sua rivoluzione".
Come siamo arrivati fin qui? Alcuni episodi del 2023.
Settembre: crescono i timori di un conflitto totale
Già il mese scorso, Israele e Hamas sembravano essere sull'orlo della guerra. La polizia di frontiera di Israele aveva trovato del materiale esplosivo nascosto in un carico di jeans e aveva bloccato tutte le esportazioni dalla Striscia di Gaza. Hamas aveva messo le sue forze in stato di massima allerta e organizzato esercitazioni sul campo con altri gruppi armati, tra cui il Jihad islamico. Le esercitazioni comprendevano lanci di razzi, imboscate e "assalti" agli insediamenti, come hanno riferito i media locali di Gaza, in quel che sembra ora un’anteprima degli attacchi lanciati sabato.
Hamas ha anche permesso ai palestinesi di ricominciare a protestare lungo la barriera di separazione tra Israele e Gaza, dove giovani manifestanti si sono scontrati con i soldati israeliani. Il 13 settembre, cinque palestinesi sono stati uccisi quando hanno tentato di far esplodere un esplosivo contro il muro di separazione. "La situazione è stata tranquilla, ma ora ha ripreso a ribollire", aveva dichiarato Basem Naim, capo del dipartimento di Relazioni politiche e internazionali di Hamas, in un'intervista rilasciata al Washington Post a settembre. "C'è molta pressione sotto la superficie".
Un'estate di raid militari e attacchi di rappresaglia
Le tensioni a Gaza hanno fatto seguito a un'estate violenta in Cisgiordania, in cui sono scoppiati attacchi tra i miliziani palestinesi da una parte e le forze israeliane e i settlers dall'altra. Israele ha effettuato diversi raid militari nella città di Jenin, dove i militanti stavano pianificando attacchi contro i soldati e i civili israeliani. Il 19 giugno, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Jenin e ucciso almeno cinque palestinesi, impiegando elicotteri Apache in Cisgiordania per la prima volta dalla Seconda intifada durata dal 2000 al 2005.
Il giorno successivo, gli uomini armati di Hamas hanno aperto il fuoco contro un ristorante di hummus fuori Eli, un insediamento israeliano in Cisgiordania, uccidendo quattro israeliani. Il 21 giugno, ci sono stati scontri tra centinaia di settlers e palestinesi nei villaggi palestinesi. Israele ha poi effettuato il primo attacco con un drone in Cisgiordania dal 2006, uccidendo tre miliziani. Il 3 luglio, l'esercito israeliano ha lanciato la sua più grande operazione in Cisgiordania da oltre due decenni a questa parte, organizzando un attacco aereo e terrestre contro un campo profughi a Jenin con circa mille soldati. Il governo di Gerusalemme ha dichiarato di aver preso di mira un "centro di comando" dei miliziani in un'operazione che ha segnato l'inizio di un "ampio sforzo antiterroristico" che, secondo le Forze di Difesa israeliane, continuerà a tempo indeterminato.
La violenza di primavera divampa a Gaza e in Cisgiordania
Prima della massiccia operazione di luglio a Jenin, le forze di sicurezza israeliane avevano sparato e ucciso un ragazzo di 14 anni in bicicletta mentre inseguivano due miliziani palestinesi a marzo. All'inizio di aprile, durante il Ramadan, un gruppo di palestinesi di al Aqsa si è barricato all'interno della moschea. La polizia israeliana ha preso d'assalto il sito nella Città Vecchia di Gerusalemme. Circa un mese dopo, Israele ha lanciato attacchi aerei a sorpresa a Gaza contro i leader del Jihad islamico, sostenuto dall'Iran. Gli attacchi hanno ucciso tre miliazini di alto livello che secondo la Difesa Israeliana erano responsabili del lancio dei razzi e di attacchi contro gli israeliani. Gli attacchi hanno dato il via a cinque giorni di violenze in cui sono morte 33 persone a Gaza e due in Israele. Un cessate il fuoco è stato siglato il 13 maggio.
Gennaio: un'operazione a Jenin e un massacro in una sinagoga
Il 2023 è iniziato con episodi di violenza, tra cui un'operazione israeliana a Jenin che è sfociata in una sparatoria in cui sono morti nove palestinesi. L'incursione è stata effettuata il 26 gennaio e il giorno successivo un uomo armato palestinese ha aperto il fuoco in una sinagoga di Gerusalemme est, uccidendo sette persone, tra cui bambini, durante le preghiere. Un leader di Hamas si era congratulato con l'attentatore - ucciso dalle forze di sicurezza israeliane - dicendo che la sparatoria era stata "una rapida risposta al massacro di Jenin, e è una prova della vitalità e della prontezza della resistenza".