Editoriali
Lo spettacolo della sinistra che in Polonia abbraccia il “neoliberismo” di Tusk
Alle elezioni ha vinto una coalizione guidata dal leader che è stato fino all’anno scorso presidente del Partito popolare europeo (Ppe): è, cioè, uno dei leader del centrodestra in Europa
Solo un paio di mesi fa a sinistra si parlava di “modello Sánchez”, che in Spagna ha impedito la vittoria che pareva annunciata del centrodestra. Il premier spagnolo, alle prese con sinistra radicale e secessionisti catalani, ancora non è riuscito a costruire la sua maggioranza e già va di moda il “modello Tusk”. Che per la sinistra italiana, e diversi esponenti del Pd, è addirittura un “progressista”. Ma Donald Tusk, che è stato per 7 anni primo ministro della Polonia e poi presidente del Consiglio europeo, è un liberal-conservatore. Va bene che in Italia, per il Pd, persino Giuseppe Conte è diventato un “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”, ma Donald Tusk è stato fino all’anno scorso presidente del Partito popolare europeo (Ppe): è, cioè, uno dei leader del centrodestra in Europa. E’ ovviamente un convinto europeista, in quanto popolare e liberale, al contrario della destra conservatrice e nazionalista del PiS di Kaczynski con cui si contra da decenni, ma non è certamente il modello politico a cui guardava il Pd fino a qualche tempo fa.
Lo scorso anno, dopo la sconfitta elettorale, il Pd voleva riscrivere il suo statuto per bonificarlo dall’“egemonia neoliberista” e con i suoi “87 saggi” pensava di recuperare la “scintilla” della Rivoluzione d’Ottobre... Tusk è il contrario di questa roba. E’ il massimo rappresentante dei “liberali di Danzica”, l’ala più liberista di Solidarnosc e in generale del movimento anticomunista: fondatore di una rivista Przeglad Polityczny che promuoveva il liberalismo economico e poi sostenitore del Piano Balcerowicz per un passaggio repentino della Polonia all’economia di mercato dopo il crollo del regime comunista. Insomma, un “neoliberista”, come si dice con disprezzo a sinistra. Certo, Tusk è stato capace di costruire una coalizione ampia per sconfiggere la destra. Ma non è questo che definisce l’identità di un partito né che garantisce la capacità di governare.