editoriali
Il mestiere più sgradito a Putin è quello dei giornalisti
Mosca arresta la seconda giornalista americana con la legge sugli agenti stranieri
Alsu Kurmasheva è una giornalista di Radio Free Europe-Radio Liberty ed è la seconda giornalista americana a essere arrestata nella Russia di Vladimir Putin da quando è iniziata la guerra in Ucraina. Kurmasheva si era recata in Russia per un’emergenza familiare lo scorso 20 maggio e al momento del suo ritorno, circa due settimane dopo, le erano stati confiscati i passaporti, americano e russo, impedendole di lasciare il paese per tornare a casa a Praga, dove vive con il marito e i due figli. Mercoledì è stata arrestata da agenti russi in borghese con l’accusa di aver violato la legge sugli agenti stranieri: così secondo il Cremlino si sarebbe dovuta registrare al suo arrivo e ora rischia fino a cinque anni di prigione. Evan Gershkovich, corrispondente russo del Wall Street Journal, era stato arrestato a marzo, lui con l’accusa di spionaggio, è detenuto nel carcere di Lefortovo e rischia vent’anni di carcere.
L’ultimo lavoro di Gershkovich comparso sul Wsj lo scorso 28 marzo si intitola “L’economia russa sta iniziando a crollare” e al momento dell’arresto era a Ekaterinburg per un reportage sul reclutamento dei residenti locali nelle milizie della Wagner e indagare la reazione della città alla guerra in Ucraina. Anche Alsu Kurmasheva, oltre a occuparsi da molti anni delle minoranze etniche nelle regioni russe del Tatarstan e del Bashkortostan, negli ultimi mesi si era concentrata su quella che Mosca chiama “operazione speciale” in Ucraina, ha pubblicato un libro intitolato “No alla guerra” con le storie di 40 russi che si oppongono all’invasione e secondo l’agenzia russa Tatar-Info Kurmasheva avrebbe raccolto informazioni sulla mobilitazione di insegnanti universitari russi nell’esercito per screditare il paese. La legge sugli agenti stranieri con cui è stata accusata la giornalista americana è in vigore dal 2012 e il Cremlino la utilizza per reprimere il dissenso e rendere impossibile il lavoro dei giornalisti russi, etichettando il giornalismo come crimine. Dall’invasione dell’Ucraina, lo stesso vale anche per i giornalisti stranieri.