Editoriali
Il conflitto si allarga, l'Onu si sfalda
Le dimissioni di un direttore in protesta con la posizione su Israele è un segnale, che arriva mentre il fronte yemenita entra in guerra. Anche per questo l’ambasciatore Gilad Erdan si è presentato al Palazzo di vetro indossando una stella gialla
Il direttore dell’ufficio di New York dell’Agenzia per i diritti umani delle Nazioni Unite si è dimesso, accusando l’Onu di aver abbandonato i propri princìpi e il diritto internazionale e di non essere in grado di fermare l’operazione militare di Israele a Gaza, che ha definito “genocidio”. Craig Mokhiber, avvocato per i diritti umani, ha scritto in una lettera datata 28 ottobre: “Scrivo in un momento di grande angoscia per il mondo, anche per molti dei nostri colleghi. Ancora una volta, stiamo assistendo a un genocidio che si svolge davanti ai nostri occhi e l’organizzazione che serviamo sembra impotente nel fermarlo”. Nel mondo capovolto dell’Onu il massacro di 1.400 israeliani non merita non tanto la legittima definizione di “genocidio” ma nemmeno una citazione da parte di chi per mestiere si occupa di diritti umani. Anche per questo l’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, si è presentato al Palazzo di vetro indossando una stella gialla. “Come i miei nonni e come i nonni di milioni di ebrei, d’ora in poi io e il mio team indosseremo una stella gialla sul petto. La indosseremo fino a quando non avrete condannato le atrocità di Hamas e fino a quando non avrete domandato il rilascio immediato degli ostaggi”. Da quando c’è stato l’attacco di Hamas il 7 ottobre, l’Onu non ha adottato alcuna risoluzione contro Hamas. Ma intanto il conflitto rischia di allargarsi: gli houti yemeniti, appoggiati dall’Iran, sono entrati in guerra contro Israele: hanno lanciato missili e droni contro città israeliane e hanno detto che continueranno fino a che non finiranno gli attacchi su Gaza.