EDITORIALI
È libero l'organizzatore dell'omicidio di Politkovskaja: ha combattuto contro Kyiv
La grazia di Putin non sente ragioni. In Russia malfattori di varia entità sono tornati liberi perché avevano prestato servizio nell’unica cosa che interessa al loro presidente: la guerra contro gli ucraini
Anna Politkovskaja è stata uccisa il 7 ottobre del 2006, le spararono in ascensore, nel suo condominio, lo stesso giorno del compleanno di Vladimir Putin. La giustizia russa fu lenta e tra i vari colpevoli condannò nel 2012 anche un agente di polizia Sergei Khadzhikurbanov, con l’accusa di aver organizzato l’omicidio. Khadzhikurbanov è uscito di prigione e non perché abbia finito di scontare la sua pena, ma perché ha preso parte alla guerra in Ucraina. Prima ha partecipato come detenuto reclutato, poi ha ottenuto la grazia e adesso si è arruolato nell’esercito russo come soldato a tutti gli effetti. Era la proposta di Evgeni Prigozhin prima, quando il capo della Wagner andava a reclutare dentro alle carceri promettendo in cambio la grazie e poi anche il ministero della Difesa ha iniziato a seguire l’esempio dei mercenari. Così in Russia malfattori di varia entità sono tornati liberi perché avevano prestato servizio nell’unica cosa che interessa al loro presidente: la guerra contro gli ucraini.
Politkovskaja, la giornalista di Novaja Gazeta, è stata uccisa il giorno del compleanno del presidente russo, in un’azione che sembrò un omaggio proprio a Vladimir Putin. La giornalista aveva seguito la guerra in Cecenia, aveva scritto articoli sulle violazioni dell’esercito russo, aveva un nuovo articolo in uscita e il suo assassinio fu una scossa per tutta la società russa. Il legale di Khadzhikurbanov si è detto contento perché non ha mai smesso di credere nell’innocenza del suo assistito. Le ombre sulla gestione dei processi dopo l’omicidio sono tante, ma questa scarcerazione e le sue modalità mostrano che Putin non ha altri interessi se non andare avanti con Kyiv e contro ogni forma di opposizione in Russia. Il passato non conta più, la parvenza di giustizia neppure: finché il putinismo rimarrà il motore della nazione pensare che qualcosa possa cambiare in meglio, vuol dire continuare a illudersi.