editoriali
L'Ue dà l'ok all'accordo con l'Albania per la gestione dei migranti
Per Ylva Johansson, la commissaria europea agli Affari interni, l'accordo è diritto extra europeo e dunque "non viola il diritto Ue”. Ma la Corte di Strasburgo dice altro
Il governo italiano incassa una vittoria politica a Bruxelles sull’accordo siglato con l’Albania per la gestione dei migranti. Oggi, mercoledì 15 novembre, la commissaria dell’Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ha detto che la valutazione preliminare dei servizi giuridici della Commissione “è che l’accordo non viola il diritto Ue” in quanto ricade “al di fuori del diritto Ue” e in un paese extra europeo come l’Albania non si applica il diritto Ue.
Johansson ha aggiunto che, secondo quanto previsto dall’accordo, “i migranti dovrebbero essere esaminati secondo la legge italiana e dalle autorità italiane”. Per questo, si prevede che l’Italia faccia valere la sua giurisdizione nei centri costruiti in Albania. “Non si applicherà il diritto Ue, ma quello italiano che rispetta quello europeo”, ha spiegato Johansson.
Se in Italia il governo non aspettava che un avallo da Bruxelles per smontare le critiche dell’opposizione, anche il resto d’Europa guarda al modello Albania. Austria e Danimarca hanno espresso apprezzamento per l’esternalizzazione delle frontiere e il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto di “seguire con attenzione” questa possibilità.
Ma le parole di Johansson sono molto più deboli in termini giuridici. Dire che l’accordo cade al di fuori del diritto Ue non implica che sia realizzabile. Le modalità e i costi con cui i migranti saranno trasportati nei centri albanesi sono da chiarire. E c’è un elemento in più. Ai sensi dell’accordo, i migranti passibili di essere trasferiti in Albania saranno quelli salvati da Marina militare, Guardia costiera e Guardia di Finanza, che sono a pieno titolo territorio italiano appartenente all’Ue.
Nel 2009 la Corte Ue dei diritti umani di Strasburgo aveva condannato l’Italia quando una motovedetta della Guardia di Finanza aveva portato dei migranti salvati in acque internazionali in Libia. Un respingimento collettivo, perché una volta a bordo si applica la giurisdizione dello stato di bandiera, aveva detto la Corte. Cioè dell’Italia, appartenente all’Ue. Una “dimenticanza” di Johansson forse, ma anche un motivo ulteriore che rende urgente una politica comune sull’Asilo. Senza, l’Europa si orienta al buio.