Editoriali
Il video osceno di Arye, 86 anni, da quarantadue giorni ostaggio di Hamas
Il gruppo terroristico ha pubblicato le immagini di un altro ostaggio: l'uomo è avvolto in un sudario bianco, si lamenta, negli ultimi frammenti è immobile con il volto rovesciato. In Israele continua la marcia per la liberazione
Arye Zalmanovich ha 86 anni, ha fondato insieme ad altri amici il kibbutz di Nir Oz, che non aveva mai lasciato. Si è sempre alzato molto presto la mattina per andare a seminare o a raccogliere frutta, verdura, fiori, gli piaceva la terra anche quando, nei periodi di siccità, non era generosa. Suo figlio Boaz ha raccontato che quando partiva la sirena dell’allarme missilistico – i missili di Hamas e del Jihad islamico da Gaza – non andava nel rifugio perché non voleva lasciare il kibbutz. Boaz ha raccontato altri aneddoti sulla vita di suo padre durante le manifestazioni dei parenti degli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre: Arye Zalmanovich è tra questi e oggi è stato mostrato in un video pubblicato dal gruppo terroristico. Haaretz che lo ha visto per primo ha detto che la preoccupazione per la sua sopravvivenza è grande, è gravemente malato e ha bisogno di cure che non riceve: nelle immagini circolate è avvolto in un sudario bianco, si lamenta, negli ultimi frammenti è immobile con il volto rovesciato, sembra morto.
Oggi il numero ufficiale degli ostaggi aggiornato con grande frequenza dal governo di Israele diceva: 237. Come dal primo shabbat dopo l’attentato di Hamas in Israele ancora oggi sono state apparecchiate le tavole con i posti vuoti, con il tavolo per i bambini e gli orsacchiotti con la benda sugli occhi – i simboli tragici delle manifestazioni che chiedono la liberazione degli ostaggi. È partita una marcia diretta a Gerusalemme organizzata dai parenti che poi si è allargata perché si sono unite tantissime persone, anche il capo della polizia, anche l’ambasciatore tedesco in Israele, Steffen Seibert, storico portavoce di Angela Merkel. Sono quarantadue giorni che gli ostaggi del 7 ottobre sono nelle mani di Hamas: quattro sono stati liberati dal gruppo terroristico, uno dall’esercito israeliano, uno è morto, forse due. Degli altri non ci sono notizie. Quarantadue giorni.
Cosa c'è in gioco