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editoriali

Un'Europa troppo imballata

Redazione

Perché imporre regole ferree (e poco utili) sugli imballaggi è ideologico e sbagliato

Il Parlamento europeo ha votato la posizione negoziale sul nuovo regolamento imballaggi: nella sostanza, un via libera alla proposta della Commissione, sebbene attenuata negli aspetti più spigolosi. Il dibattito negli ultimi tempi si è in gran parte concentrato sulle richieste specifiche dei singoli gruppi di interesse, che hanno cercato di mettersi in salvo o di ridurre gli oneri futuri. Ma la questione è ben più ampia: la domanda non è se la Commissione possa smussare qualche angolo, ma se abbia senso insistere in questa direzione. In breve, Bruxelles vorrebbe imporre scelte precise riguardo i materiali con cui realizzare gli imballaggi, le loro caratteristiche, l’organizzazione delle filiere e le modalità di confezionamento dei prodotti. Si tratta di un atteggiamento ciecamente ideologico perché ignora completamente sia le ragioni per cui oggi si usano certe tecniche anziché altre (per esempio per ragioni igieniche), sia gli effetti delle nuove norme.

Se tutto parte da un presupposto ambientale, allora dovremmo chiederci se c’è un beneficio atteso e se è sufficiente a compensare i costi. La prima risposta è che il beneficio è incerto e, in alcuni casi, inesistente. La seconda è che i costi sono immediati, certi e spropositati, specie per quei settori che – proprio su spinta di Bruxelles – hanno investito nel riciclaggio e nell’economia circolare. Adesso la palla si sposta al Trilogo, dove Commissione, Consiglio e Parlamento dovranno negoziare un accordo. È importante che gli stati più critici – Italia in primis – si rendano conto che in ballo c’è qualcosa di più del mero interesse delle aziende coinvolte, comunque rilevante alla luce degli ingenti investimenti sostenuti e che le hanno rese le più pulite e verdi al mondo. L’esito di questa discussione riguarda un principio che l’Europa predica, ma pratica sempre meno: l’idea che stabilire i target ambientali spetta alla politica, ma trovare il modo di raggiungerli sta alle imprese. Invece la volontà di scavalcarle fa male all’economia, all’ambiente e pure alla legittimazione delle istituzioni.

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