editoriali
L'austerità di Jacques Delors
Il padre dell’Europa non amava i bilanci allegri. Così ha fatto un’Ue solida
La contemporanea scomparsa di Wolfgang Schäuble e di Jacques Delors ha portato i commentatori a riflettere sul ruolo di due padri dell’attuale costruzione europea. Il cristiano-democratico tedesco e il cristiano-socialista francese erano certamente due europeisti con profili differenti, ma descriverli come uno il falco dell’austerity e l’altro la colomba del debito comune non rende giustizia alla verità. Non solo perché Schäuble, anche nelle sue prese di posizione più dure, non ha mai smesso di avere una visione europeista. Ma anche perché Delors, soprattutto ora che si discute del nuovo Patto di stabilità, non è mai stato un fautore dei bilanci allegri. Tutt’altro. Da ministro delle Finanze di François Mitterrand, dal 1981 al 1984, è stato il principale sostenitore delle politiche di austerità dopo il fallimento della “via francese al socialismo” nei primi anni dell’alleanza socialista-comunista.
Delors ha avuto un ruolo decisivo nel tournant de la rigueur, la svolta del rigore del 1983, che pose fine alle disastrose politiche stataliste ed espansive che alimentavano inflazione e disoccupazione, spingendo la Francia fuori dal Sistema monetario europeo (Sme). Il consolidamento fiscale, le riforme di mercato e l’ancoraggio all’Europa portate avanti dal “monetarista” Delors provocarono una rottura con l’ala della sinistra radicale e una svolta politica della presidenza Mitterrand senza cui, probabilmente, non ci sarebbe stata Maastricht.
Da presidente della Commissione, poi, Delors è stato l’architetto dell’attuale costruzione europea, coniugando col suo approccio minimalista la sensibilità keynesiana per la crescita e quella ordoliberale per la disciplina fiscale. Era radicata la convinzione in lui che l’integrazione europea non potesse avvenire senza una convergenza economica. Tanto che già nel 1990, per rafforzare i vincoli sulla riduzione di debito e deficit, Delors propose di incorporare le regole fiscali europee nel diritto nazionale. Qualcosa che accadrà solo 22 anni dopo, nel 2012, con il Fiscal compact, il cui maggiore artefice è stato Schäuble.