Editoriali
Donald Trump e l'esclusione dalle primarie repubblicane: è caos in 31 stati
La segretaria di stato del Maine, Shenna Bellows, ha preso la stessa decisione del Colorado, mentre California, Minnesota e Michigan permettono la candidatura dell'ex presidente. Ecco la mappa degli states in cui lo si potrà votare
La decisione della segretaria di stato del Maine, Shenna Bellows, di togliere il nome di Donald Trump dalla scheda elettorale per le primarie repubblicane a causa del ruolo dell’ex presidente nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 aggiunge caos – politico, costituzionale, democratico – alla corsa per la Casa Bianca del 2024 che si apre il 15 gennaio con le prime primarie in Iowa. In questo momento il nome di Donald Trump non sarà sulle schede in Maine e in Colorado (dove ha deciso la Corte suprema dello stato), mentre il Michigan, il Minnesota e la California hanno deciso (a livelli diversi e con motivazioni diverse) che il nome ci sarà.
La controversia è aperta in 31 stati, ma secondo il sito Lawfare che tiene traccia di come viene via via interpretato il cosiddetto “insurrection ban” sono 14 gli stati in cui c’è una causa aperta – la decisione più imminente si attende in Oregon. L’“insurrection ban” è la sintesi giornalistica della terza sezione del 14esimo emendamento della Costituzione americana che stabilisce che chiunque abbia ricoperto un incarico come “funzionario degli Stati Uniti” e che quindi abbia prestato giuramento di sostenere la Costituzione, abbia poi partecipato a “un’insurrezione o ribellione” non potrà più ricoprire alcun incarico federale.
Tutti chiedono a gran voce che sia la Corte Suprema degli Stati Uniti a dare una indicazione definitiva su come debba essere interpretato questo emendamento finora oscuro: il Partito repubblicano del Colorado lo ha fatto formalmente, dicendo che Trump non ha partecipato all’assalto del 6 gennaio e che l’incarico del presidente non rientra nella casistica del 14esimo emendamento. Nel frattempo non si fa che litigare e navigare a vista, mentre i repubblicani sono per lo più schierati dalla parte di Trump in quanto sostengono che debbano essere gli elettori a scegliere, non i giudici né tantomeno funzionari eletti (e del Partito democratico). Gli amanti del caos festeggiano.
I conservatori inglesi