editoriali
La cerchia sempre più stretta di Xi. Le epurazioni nel nome della lotta alla corruzione
Continuano le rimozioni nell’esercito. Il leader cinese vuole avere sempre più controllo nel settore degli armamenti
Da quando il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato una “vittoria schiacciante” nella sua guerra contro la corruzione lanciata nel 2013, il Partito comunista cinese ha raggiunto nel 2023 un numero record di indagini nei confronti di alti funzionari. 45 indagini nel 2023, un numero più alto del 40 per cento rispetto all’anno precedente e che secondo gli esperti è destinato ad aumentare nel 2024. La campagna anticorruzione è uno dei pilastri della politica di Xi Jinping dalla sua ascesa al potere, ma negli ultimi mesi è arrivata sino ai più alti livelli della burocrazia cinese, con la rimozione prima del ministro degli Esteri Qin Gang e poi con quello della Difesa Li Shangfu, entrambi vicinissimi al leader ed eliminati dalla sua cerchia in massima segretezza. Se il presidente cinese ha concluso l’anno delle epurazioni con la nomina del nuovo ministro della Difesa al posto di Li Shangfu, Dong Jun, ex comandante della Marina cinese, ha allo stesso tempo ordinato la rimozione di nove ufficiali militari di alto rango: tra questi due generali che supervisionavano i lanci satellitari e le missioni spaziali, un ammiraglio che aveva contribuito a rafforzare la presenza militare nel Mar Cinese meridionale e un comandante missilistico.
Il presidente cinese dimostra così di cercare una lealtà assoluta soprattutto all’interno dell’Esercito popolare di liberazione (Epl) e di non garantire sicurezza a nessuno, neanche ai fedelissimi. Secondo gli esperti, queste ultime epurazioni nell’esercito, sempre motivate sotto l’etichetta della corruzione, si starebbero ampliando e si concentrerebbero sulle agenzie politicamente sensibili e responsabili dello sviluppo di armi e installazioni militari. Xi vuole più controllo nel settore degli armamenti, e lo fa usando la carta della corruzione.