Editoriali
L'Iran e la guerra per il "sacro greggio"
La Marina di Teheran sequestra una petroliera nel Golfo dell’Oman
Non c’è pace nei mari e nei trasporti marittimi, dopo i continui attacchi nel Mar Rosso da parte degli houthi – e nonostante la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dell’altro ieri condannati da una risoluzione alla quale ha risposto ieri il leader Abdel-Malik al-Houthi, minacciando reazioni dopo “qualsiasi attacco americano”. Ieri una petroliera che si trovava nel golfo dell’Oman è stata sequestrata dalla Marina iraniana, che ha fatto sapere di aver ripreso possesso di un cargo di petrolio iraniano “che era stato rubato” dall’America. La petroliera St. Nikolas, battente bandiera delle isole Marshall e operata da una società greca, si chiamava precedentemente Suez Rajan ed era stata sequestrata a fine aprile dello scorso anno sempre nel golfo dell’Oman dalla Marina americana, nell’ambito delle operazioni contro il contrabbando di petrolio iraniano in violazione delle sanzioni. Dopo il sequestro, il dipartimento del Tesoro americano aveva venduto i 977.000 barili di greggio iraniano che trasportava per quasi 90 milioni di dollari.
L’Iran aveva fatto di tutto per fermare la vendita di quei barili nei mesi scorsi, senza riuscirci: il sequestro di ieri, per giunta dello stesso cargo, secondo Teheran sarebbe una specie di “compensazione” per il guadagno perso anche se in realtà la destinazione finale del St Nikolas era la Turchia (dunque probabilmente non trasportava greggio acquistato dall’America). La guerra ideologica dell’Iran e dei suoi alleati si fonde sempre di più con quella molto più materiale dei soldi, quella che finanzia direttamente i regimi. Non è un caso se nelle operazioni terroristiche houthi nel Mar Rosso, che stanno sconvolgendo le rotte commerciali internazionali, le petroliere sembrerebbero quasi immuni: è come se Teheran avesse ordinato di proteggere le rotte del “sacro greggio” soprattutto verso la Cina. Ieri dall’Egitto il segretario di stato americano Antony Blinken ha detto di non credere che il conflitto in medio oriente si stia allargando: “Ci sono punti di pericolo e stiamo cercando di affrontarli”. Intanto però l’Iran fa di tutto per aumentare la tensione.