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I parenti degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas hanno fatto irruzione nel Parlamento

"Non state seduti qui mentre loro muoiono laggiù", hanno gridato dentro alla commissione Finanze della Knesset. I familiari delle persone rapite il 7 ottobre chiedono le dimissioni del premier Netanyahu. I laburisti presentano la prima mozione di sfiducia contro il governo dall'inizio della guerra

Un gruppo di parenti degli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas questa mattina ha interrotto per protesta i lavori della commissione Finanze della Knesset, l'unica camera del Parlamento di Israele. I manifestanti hanno chiesto che venga fatto di più per riportare a casa le 130 persone che ancora sono nelle mani dei terroristi nella Striscia di Gaza. Hanno gridato "Riportateli a casa" e sollevato cartelloni con scritto "Non state seduti qui mentre loro muoiono laggiù". Una donna ha mostrato la foto di tre familiari rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre. Fuori dalle aule, altri manifestanti hanno impedito l'accesso dei funzionari al Parlamento radunandosi in mezzo alla strada con cartelloni e striscioni. 

    

Durante la protesta, alcuni parenti degli ostaggi hanno chiesto le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu, invocando nuove elezioni. Anche all'interno del gabinetto di guerra israeliano nelle ultime settimane la tensione aumenta, poiché il primo ministro continua a rifiutare le condizioni di Hamas per il rilascio degli ostaggi. Proprio ieri, i familiari di alcune delle persone rapite, hanno organizzato un sit in davanti alla casa del premier a Cesarea, tra Tel Aviv e Haifa, con l'obiettivo di incontrareNetaqnyahu per ribadire l'importanza di un accordo che riporti a casa tutti i rapiti. Quella dei parenti degli ostaggi è una protesta che va avanti da settimane, culminata con un grosso sit in il 14 gennaio scorso a Tel Aviv, in occasione dei 100 giorni di prigionia. Dopo la prima trance di persone liberate nei mesi scorsi – in seguito a un accordo di tregua tra Gaza e Israele mediata dal Qatar, entrata in vigore il 24 novembre e durato sino al 2 dicembre – Tel Aviv ha dichiarato che non sarebbe più sceso a patti con l'organizzazione terroristica.

   

Il Wall Street Journal ha scritto nel fine settimana che Stati Uniti, Qatar ed Egitto stanno spingendo per un nuovo accordo sulla liberazione degli ostaggi che vedrebbe il rilascio delle persone tenute prigioniere in tre ondate in cambio della fine della guerra. Netanyahu respingere apertamente queste condizioni: "In cambio del rilascio dei nostri ostaggi, Hamas chiede la fine della guerra, il ritiro delle nostre forze da Gaza, il rilascio di tutti gli assassini e stupratori... e di lasciare Hamas intatta". Ma la pressione interna sul governo è altissima. I colloqui dovrebbero riprendere questa settimana al Cairo

  

La decisione di Netanyahu ha accentuato la rabbia dei familiari e sulla questione sembra giocarsi una buona parte della popolarità del premier. I laburisti hanno presentato oggi una mozione di sfiducia – la prima dall'inizio della guerra – contro il governo Netanyahu proprio a causa "del suo fallimento nel riportare a casa gli ostaggi" trattenuti da Hamas. La mozione di sfiducia è andata a vuoto: è stata approvata con 18 voti a favore e zero contro - ma non ha superato la soglia dei 61 seggi necessari per mettere in crisi l'esecutivo. Il partito laburista ha solo quattro seggi sui 120 della Knesset, mentre il partito del premier detiene la maggioranza con 64. La coalizione di maggioranza alla Knesset non ha preso parte al voto lasciando l'aula. Alcuni familiari dei rapiti - presenti in Aula nella parte del pubblico - hanno inveito contro il rappresentante del governo, la ministra Mai Golan, che rispondeva sulla mozione a nome dell'esecutivo. 

  

 

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