editoriali
La resa dei conti per l'Unrwa
Guterres, Washington e Bruxelles chiedono conto del ruolo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi nel pogrom del 7 ottobre
L’Unrwa (agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi) ha dichiarato che indagherà sul presunto coinvolgimento di diversi suoi dipendenti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele. Il segretario generale dell’Onu Guterres si è detto “inorridito” dalla notizia e ha chiesto di “indagare rapidamente sulla questione”. Intanto il Dipartimento di stato americano mette in pausa ulteriori finanziamenti all’agenzia dell’Onu. Anche Bruxelles chiede conto all’Unrwa.
All’inizio di questo mese, UN Watch ha rivelato le chat interne dell’Unrwa su Telegram. Hanno dimostrato che più di tremila dipendenti dell’Unrwa hanno celebrato il pogrom di Hamas. Quando le Nazioni Unite hanno cercato di negarlo, UN Watch ha iniziato a pubblicare su Twitter i nomi dei partecipanti a Telegram, a quel punto le Nazioni Unite non hanno avuto altra scelta che indagare.
Le Nazioni Unite, attraverso l’Unrwa a Gaza, probabilmente sapevano tutto ciò che succedeva, compresa l’esistenza dell’infrastruttura terroristica dei tunnel sotterranei e l’utilizzo di ospedali e ambulanze da parte di Hamas. Eppure, durante tutta questa guerra, le Nazioni Unite non hanno fatto altro che mostrare “sconcerto” per le necessarie misure prese da parte di Israele contro i terroristi di Hamas radicati nella società civile palestinese. Speriamo che, dopo le prese di posizione del segretario generale, di Washington e dell’Unione Europea, si faccia luce sulla complicità.
Ma il problema non è neanche l’eventuale connivenza dell’Unrwa nel terrorismo palestinese, davanti al quale il cosiddetto mondo civile chiude più di un occhio. È l’intera infrastruttura di un certo umanitarismo alla deriva, che non sa più distinguere fra vittime e carnefici, fra democrazie e dittature, ma che per qualche strana e sinistra ragione consideriamo come la nostra coscienza.