Editoriali
La nuova miccia di Evergrande
L’ennesimo fallimento del piano di ristrutturazione è una minaccia globale che rischia di aggravare il pessimismo degli investitori internazionali
Dopo il fallimento dell’ennesimo piano di ristrutturazione del gigantesco debito – 330 miliardi di dollari – il tribunale di Hong Kong ha chiesto la liquidazione di Evergrande. “È ora che la Corte dica basta”, ha affermato il giudice Linda Chan nel suo verdetto. “Decisione molto deplorevole”, ha replicato il direttore esecutivo del colosso immobiliare diventato il simbolo del lato debole di una Cina in fase di rallentamento economico. Solo la chiusura del suo sistema finanziario fa sì che il crac di Evergrande – che è di enormi proporzioni, come si intuisce dal fatto che sono stati nominati gli stessi liquidatori di Lehman Brothers (Alvarez&Marsal) – non generi un effetto contagio sui mercati internazionali. Ma l’esito di questa crisi, che fino all’ultimo le autorità di Pechino hanno cercato di scongiurare, rischia di aggravare il pessimismo tra gli investitori internazionali nei confronti del Dragone a causa dell’intervento statale nel settore privato.
Il tentativo di Xi Jinping di generare la “crescita felice” nel paese asiatico è andato di pari passo con la perdita di credibilità del suo più grande mercato azionario domestico, la borsa di Shangai, che in tre anni ha perso circa il 40 per cento di valore, ma ha contribuito anche all’indebolimento del listino di Hong Kong, molto più grande e aperto agli operatori di tutto il mondo. È per questo che tra gli analisti si parla della liquidazione di Evergrande come di un test: da come saranno gestite le esposizioni dei creditori internazionali nei confronti del gruppo immobiliare dipende la credibilità della Cina come piazza per gli investimenti. A quanto pare la chiave è come sarà applicata la sentenza del tribunale di Hong Kong visto che nelle varie aree della Cina dove opera Evergrande vigono legislazioni differenti. In ogni caso l’impatto è destinato ad andare ben oltre il settore immobiliare considerato il coinvolgimento nei finanziamenti delle così dette “banche ombra”, un sistema che sfugge a ogni tipo di regolamentazione e il cui sgretolamento può avere effetti imprevedibili.
I conservatori inglesi