Editoriali
Le catene di Orbán. Il premier ungherese vuole vivere di guerre culturali e soldi europei. Non funziona
L’Ungheria si è messa ai margini della convivenza europea. Ogni critica allo stato di diritto del paese viene interpretata dal premier e dai suoi come un attacco alla sovranità e alla tradizione. Mentre invece riguardano la corruzione, l’accentramento del potere, la campagna contro le minoranze, la fine del pluralismo
Ci voleva Ilaria Salis nell’aula di un tribunale ungherese con le catene per mostrare cosa significhi, nei fatti, la deriva illiberale di Viktor Orbán. Lezioni sui sistemi penitenziari non ci sentiamo di impartirle, ma il metodo Orbán si è visto anche ieri, quando i resoconti dei media italiani sono stati definiti “calunnie” e sono state svilite le testimonianze sulla detenzione preventiva e sulle condizioni in cui è tenuta la Salis da undici mesi. L’Ungheria vive ai margini della convivenza europea, si è ritagliata uno spazio di ostilità permanente nei confronti di Bruxelles e degli altri paesi europei, vive di guerre culturali e di minacce di veti alle decisioni unanimi degli altri 26 e spera di continuare a farlo con i soldi europei. Ogni critica allo stato di diritto ungherese viene interpretata da Orbán e dai suoi come un attacco alla sovranità, come un’imposizione pretestuosa di liberali e progressisti (c’entra sempre George Soros anche, il burattinaio democratico), come una violazione del diritto dell’Ungheria di esistere con le sue radici, le sue tradizioni e le sue aspirazioni.
Mai che si parli del fatto che l’accusa principale a Viktor Orbán non abbia nulla a che fare con la tradizione ungherese ma con il metodo di governo del suo premier: la corruzione, l’accentramento del potere, la campagna contro le minoranze, la fine del pluralismo, la barriera contro i migranti quando non ci sono migranti, la tradizione usata come clava contro la tolleranza nei confronti del diverso e per fini elettorali. Orbán dice che l’Ue è come l’Unione sovietica, tradendo la sua storia personale e quella dell’est europeo, ma pretende di continuare a farlo – favorendo l’erede vero dell’Unione sovietica, la Russia di Vladimir Putin che ha violato, lui sì, la sovranità ucraina con le bombe – con i soldi europei. E’ qui che si infrange l’illusione sovranista ungherese e dove si dovrebbero dissolvere anche quelle degli altri sovranisti europei, che da Orbán ricevono più dispiaceri che favori.