editoriali
Un altro colpo alla credibilità del Qatargate
Un nuovo audio certifica che la procura considera Panzeri “inattendibile”
L’indagine del Qatargate si poggia su ben poche certezze: un nuovo audio certifica che la procura di Bruxelles considerava Pier Antonio Panzeri, il testimone centrale dell’intera inchiesta, “inattendibile”. L’indiscrezione arriva da una registrazione, depositata dalla difesa di Francesco Giorgi, l’ex assistente di Panzeri, che getta ulteriori ombre sulla giustizia belga e sull’inchiesta che ha fatto tremare le istituzioni Ue. “Non crediamo a niente di quello che dice Panzeri”, spiega a Giorgi nel nastro il capo degli investigatori. “Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro”, dice il poliziotto in una conversazione registrata a maggio. Questo audio squarcia ulteriormente la credibilità dell’inchiesta del giudice istruttore Michel Claise e della sua crociata contro la corruzione già costretta a interrompersi a causa del sospetto conflitto d’interessi. Queste parole inoltre mettono in crisi la fiducia negli uomini dietro all’indagine che in privato si sono sentiti liberi di dire: “Non pensare che, poiché uno dice delle cose e noi lo filmiamo, gli crediamo”, “non bisogna avere fiducia nella giustizia”, “non ho fiducia nella giustizia perché la giustizia è mossa da fili, dai politici”.
Se l’iter giudiziario piega sempre più verso una revisione delle accuse, ora a Bruxelles non è più tabù neanche ripensare alle conseguenze politiche dello scandalo. Che fare ora della grande riforma per la trasparenza lanciata dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta, Metsola, se la causa che l’ha scatenata si sgonfia, e come a rispondere chi si è sempre dichiarato innocente? Queste domande si innestano su una campagna elettorale europea che sperava di essersi liberata di questo scandalo, ma che invece indiscrezione dopo indiscrezione continua a pungere le credibilità della giustizia belga, e la mancanza di coraggio delle istituzioni europee.