Editoriali
Macron contro l'ambiguità delle femministe su Hamas
Il “setaccio” sulle associazioni che ricevono fondi pubblici ma hanno posizioni equivoche sull'attacco a Israele
Il governo francese vuole tagliare le sovvenzioni alle associazioni femministe con posizioni “ambigue” sull’attacco contro Israele perpetrato lo scorso 7 ottobre dal movimento islamista palestinese Hamas. Lo ha annunciato domenica su Radio J, la radio della comunità ebraica francese, la ministra per le pari opportunità Aurore Bergé. “Ho chiesto che tutte le associazioni sostenute finanziariamente vengano passate al setaccio”, ha dichiarato la ministra. E in caso di “ambiguità” su quanto accaduto il 7 ottobre, “non sarebbe normale che queste associazioni continuassero a ricevere delle sovvenzioni da parte del governo”, ha sottolineato Bergé. Lo scorso novembre, il collettivo Paroles de femmes ha pubblicato un appello sul quotidiano Libération per denunciare il silenzio assordante di un certo mondo femminista verso il femminicidio di massa di cui sono state vittime le donne israeliane.
“Essere femministe significa sostenere le donne che sono state mutilate il 7 ottobre”, ha affermato Aurore Bergé: “Se il dramma che si è prodotto lo scorso 7 ottobre nei confronti delle donne fosse accaduto altrove, le reazioni sarebbero state più forti? Purtroppo temo di sì”. Alcune associazioni femministe hanno reagito stizzite alla presa di posizione della ministra per le Pari opportunità. “Non c’è alcuna ambiguità da parte delle femministe, crediamo a tutte le vittime, siamo le prime a denunciare tutte le violenze maschili nei confronti delle donne, da qualsiasi parte esse provengano”, ha risposto Amy Bah, presidente del collettivo #NousToutes Lille, accusando la ministra di “strumentalizzazione dei crimini di Hamas”. Manuel Bompard, coordinatore nazionale della France insoumise, il partito della sinistra radicale francese, ha definito “patetica” l’idea di tagliare le sovvenzioni alle associazioni femministe ambigue sul 7 ottobre. Dichiarazioni che confermano l’esistenza di una “ambiguità” contro cui il governo francese ha deciso giustamente di lottare.
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