Editoriali
Ursula Von der Leyen mette in pausa Kyiv
La presidente della Commissione rimanda l’avvio dei negoziati d’adesione: "Stiamo ancora lavorando sul quadro negoziale. La mia ipotesi migliore è che non sarà pronto prima delle elezioni europee, ma dopo"
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione alla ricerca di una riconferma, ha messo il freno sull’avvio dei negoziati di adesione con l’Ucraina. “Stiamo ancora lavorando sul quadro negoziale. La mia ipotesi migliore è che non sarà pronto prima delle elezioni europee, ma dopo”, ha detto von der Leyen mercoledì, durante una conferenza stampa per presentare la sua candidatura di capofila del Partito popolare europeo alle elezioni europee. “Ci vorrà del tempo, ma immagino che verso l’estate, all’inizio dell’estate saremo pronti”, ha aggiunto von der Leyen. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e i sostenitori dell’Ucraina hanno ottime ragioni di infuriarsi. L’adozione del quadro negoziale era attesa tra poche settimane, già a marzo, per permettere la rapida convocazione di una conferenza intergovernativa e dare formalmente l’avvio ai negoziati di adesione.
L’annuncio di von der Leyen fa slittare la conferenza intergovernativa e i negoziati praticamente alla fine dell’anno. Come se il processo di adesione dell’Ucraina fosse una normale procedura burocratica, e non un atto politico per sostenere un paese e un popolo aggrediti dalla Russia, che lottano per la sopravvivenza e per aderire alla comunità delle democrazie libere. Le motivazioni potrebbero essere ciniche. Le proteste degli agricoltori in Polonia e altrove vengono sfruttate dai partiti di estrema destra a cento giorni dalle elezioni europee. L’opposizione all’allargamento a un grande paese come l’Ucraina potrebbe ampliarsi ad altri settori e diventare una bandiera dei populisti. La presidente della Commissione sta anche chiudendo gli occhi sull’embargo unilaterale imposto da Polonia, Ungheria e Slovacchia sui prodotti agricoli ucraini. Domani von der Leyen potrebbe essere a Kyiv per il secondo anniversario dell’invasione putiniana, come sempre piena di parole di incoraggiamento, ma è nei fatti che si misurano la solidarietà e la leadership.