editoriali
Il problema è Hamas, non l'Unrwa
Che l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi debba essere superata è ovvio. Ma se restano gli islamisti è inutile
L’agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi (Unrwa) non è neutrale e non è in grado di rispettare i valori che richiede un’istituzione dell’Onu. Per questo motivo c’è chi vorrebbe farla confluire nell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). L’idea è del senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, che ne ha parlato ieri alla “Conferenza internazionale per un futuro oltre l’Unrwa” a Ginevra organizzata da UN Watch. Altri, come l’ex inviato speciale americano in medio oriente Dennis Ross, propone una graduale esautorazione e trasformazione dell’Unrwa dopo la fine della guerra. Il piano del governo Netanyahu per il dopo Hamas a Gaza non prevede l’Unrwa.
A meno di non essere ciechi o in malafede, è chiaro che l’Unrwa è diventata un problema enorme: siano dodici o centododici, il fatto che numerosi dipendenti dell’Onu abbiano partecipato materialmente al pogrom del 7 ottobre getta sull’agenzia dell’Onu un’ombra che non può essere diradata con un’alzata di spalle. Sui tempi e i modi per superare l’Unrwa c’è discussione e tutti (anche Israele) concordano che debba essere fatto dopo la fine del conflitto e dell’operazione militare in corso a Gaza, per ovvio ragioni umanitarie (l’Unrwa gestisce la distribuzione dei beni alimentari nella Striscia). Ma il problema, si chiami Unrwa o Unhcr o Unicef o altre sigle, rimane e il problema si chiama Hamas.
Quando gli islamisti presero il potere con un golpe a Gaza nel 2007 ai danni dell’Anp, l’Unrwa non era ancora infiltrata e parte della macchina da guerra degli islamisti. Se anche dopo questa guerra Hamas restasse al potere in qualche forma, non c’è riforma che possa evitare lo scandalo dell’Onu arruolato nella jihad contro lo stato ebraico. Il problema è Hamas, non l’acronimo che gestisce il welfare.