medio oriente

Al Cairo proseguono i negoziati con Hamas ma senza Israele

Redazione

Il primo fine settimana di Ramadan potrebbe essere l'occasione per il raggiungimento di un accordo. Intanto il leader dell'opposizione Gantz vola a Washington

Nella seconda giornata di negoziati al Cairo, i mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti avrebbero fatto "progressi significativi" per una tregua a Gaza e la liberazione degli ostaggi, secondo la televisione statale egiziana.  Ai negoziati non è presente la delegazione israeliana poiché Hamas si è rifiutata di fornire l’elenco degli ostaggi ancora vivi a Gaza. Venerdì scorso l'organizzazione terroristica aveva affermato che il numero degli ostaggi  "uccisi a seguito delle operazioni militari” israeliane nella Striscia  "potrebbe superare i settanta". Oggi Israele ha precisato che non chiede una lista con i nomi  degli ostaggi ancora in vita, ma solo il loro numero, insieme al numero dei detenuti palestinesi richiesti in cambio. In un'intervista alla Bbc un funzionario politico di Hamas, Basim Naim, parlando da Istanbul ha detto che l'organizzazione terroristica non sarebbe in grado di fornire a Israele un elenco degli ostaggi ancora in vita perché non sa chi sia ancora vivo e dove siano tutti gli ostaggi.

 

 

Israele, Hamas e i loro mediatori starebbero facendo progressi per raggiungere un accordo prima del 10 marzo, l’inizio del mese sacro del Ramadan. Anche secondo un funzionario di Hamas citato dal Wall Street Journal il primo fine settimana di Ramadan potrebbe essere l'occasione per il raggiungimento di un accordo: è stata un’idea degli americani provare a mettere il Ramadan tra le clausole del negoziato, dicendo che Israele era pronto a fermare la guerra.

 

 

Eppure per Israele il capo di Hamas, Yahya Sinwar, starebbe sabotando i piani dell'accordo: Sinwar preferirebbe un aumento delle tensioni durante il Ramadan piuttosto che una pausa nei combattimenti. Secondo il Wall Street Journal, che cita funzionari egiziani e del Qatar, il leader non sarebbe in contatto da almeno una settimana con i vertici di Hamas che stanno negoziando al Cairo.  L'ultimo messaggio che ha trasmesso alla leadership politica dell'organizzazione terroristica è stato quello di non affrettarsi a raggiungere un accordo. Sinwar conterebbe sul fatto che un'operazione israeliana a Rafah durante il Ramadan porterebbe a un'esplosione di rabbia in Cisgiordania e tra gli arabi israeliani. 

 

 

Intanto Benny Gantz, il leader dell'opposizione israeliana, è in visita negli Stati Uniti, dove oggi incontrerà la vicepresidente Kamala Harris, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e martedì il segretario di Stato Antony Blinken in alcuni colloqui per pianificare il "dopo guerra". Gantz è entrato nel gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu dopo il 7 ottobre, ma è consapevole di non dover rinunciare al suo ruolo di anti Bibi. Abbiamo raccontato sul Foglio come negli ultimi mesi il leader dell'opposizione abbia approfittato per rimarcare la distanza che c’è tra lui e il premier, in termini interni ed esterni.

 

 

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