Editoriali
Abbiamo perso traccia dell'Iran. La minaccia nucleare di Teheran
Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dice di non conoscere i progressi sul nucleare di Teheran. Oggi è a Mosca
Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, oggi è a Mosca. Il mese scorso ha ispezionato la centrale nucleare di Enerhodar, l’impianto più grande d’Europa che si trova nella regione di Zaporizhzhia, quindi in zona di guerra. Grossi arriva a Mosca preoccupato non soltanto dalla situazione in Ucraina, con la centrale usata come minaccia da parte dell’esercito russo, ma anche “frustrato”, come ha detto lo stesso direttore generale, per l’inaccessibilità dell’Iran. Durante un incontro con il Consiglio dei governatori, Grossi ha detto che l’agenzia ha perso traccia dei progressi iraniani sul nucleare: “L’agenzia – ha detto Grossi – non conosce più in modo continuativo la produzione e l’inventario delle centrifughe e del concentrato di minerale di uranio”.
E ancora: “L’Iran non ha fornito all’agenzia spiegazioni tecnicamente credibili sulla presenza di particelle di uranio di origine antropica a Varamin e Turquzabad”, queste violazioni erano state scoperte dal Mossad nel 2018. Grossi ha anche fatto riferimento a un funzionario iraniano sicuro che l’unico ostacolo alla produzione di armi nucleari è la decisione politica. Il direttore ha detto di essere molto preoccupato, in Israele non c’è più Meir Dagan, il capo del Mossad leggendario che aveva agito contro la grande minaccia del nucleare iraniano ritardandola e allontanandola, e lo stato ebraico è in una guerra che concentra le attenzioni su Hamas nella Striscia di Gaza o sugli houthi e i loro attacchi nel Mar Rosso. La minaccia iraniana, stando alle parole di Grossi, è grande e vitale, rischiosa soprattutto perché perdere traccia vuol dire non essere pronti al peggio. Finora è stata Israele a svelare a che punto fosse Teheran, ma Israele ha ricevuto un colpo forte dal quale fatica a rialzarsi. Non sappiamo se Grossi abbia intenzione di far leva su Mosca per conoscere la situazione del nucleare iraniano, ma in quel caso, più che cercare una soluzione, finirebbe nella solita spirale che finora ha alimentato problemi.