editoriali
Il prezzo del boicottaggio d'Israele
Da Starbucks a McDonald’s, quanti posti di lavoro persi in medio oriente
Il franchisee di Starbucks in medio oriente, Alshaya Group, sta tagliando migliaia di posti di lavoro nelle sue caffetterie a causa del boicottaggio del marchio relativo alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza. In una dichiarazione alla Cnn, Alshaya ha affermato che i licenziamenti sono il “risultato delle condizioni commerciali continuamente difficili negli ultimi sei mesi” e che è stata “presa la triste e molto difficile decisione di ridurre il numero di colleghi” nelle sedi Starbucks nel medio oriente e Nord Africa. La società non ha specificato quanti posti di lavoro sono stati tagliati, ma Reuters ha inizialmente riferito che si tratta di duemila persone.
Alshaya, con sede in Kuwait, possiede i diritti per gestire Starbucks in medio oriente da oltre 25 anni e gestisce 1.300 sedi in tutta la regione, impiegando undicimila persone. Starbucks non è il solo: McDonald’s ha dichiarato il mese scorso che sta sperimentando un “impatto commerciale significativo” in medio oriente a causa della guerra. Yum!, che possiede KFC e Pizza Hut, ha affermato che “le vendite delle sue catene sono state influenzate dal conflitto nella regione del medio oriente con vari gradi di impatto”, che ha intaccato la crescita delle vendite nello stesso negozio in diversi paesi. E se come rivela Bloomberg News, al Cairo, in un giorno feriale, decine di locali Starbucks e McDonald’s, solitamente affollatissimi, sono completamente vuoti, persino in Kuwait i locali Starbucks nelle aree trafficate, normalmente pienissimi, hanno visto crollare il flusso di clienti.
Che capolavoro, il boicottaggio del Grande e del Piccolo Satana. Ma si potranno accontentare con la famosa soda “made in Giordania”, da consumare nel nuovo ristorante appena aperto ad Amman e intitolato “7 ottobre”.