le elezioni a Mosca
Tutto quello che c'è da sapere sul voto in Russia, anche se sappiamo già chi vincerà
I seggi per le presidenziali chiudono domenica: nessuno si aspetta un risultato diverso, tutti sanno che Vladimir Putin sarà riconfermato per il quinto mandato. Ma l'opposizione spera in un mezzogiorno di fuoco
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha cambiato la Costituzione per poter essere eletto presidente per il terzo mandato consecutivo, il quinto in tutto. Ma non basta la vittoria: sul Foglio abbiamo raccontato come il capo del Cremlino voglia un risultato storico, una cifra alta che abbia il suono di una proclamazione e non di un’elezione. Micol Flammini scrive che da tempo i russi hanno smesso di credere nelle elezioni, ma questa volta la voglia di votare è ancora più debole, non c’è interesse, non c’è illusione, e "anche questo a Putin non va bene, perché vuole che la percentuale sia alta anche per l’affluenza: punta all’80 per cento".
Il Cremlino conta che ogni russo non soltanto dimostri la sua fedeltà nelle urne e andando a votare, ma porti con sé familiari e amici: deve essere un movimento, non soltanto un voto. Si fa conto anche sul voto elettronico, vengono distribuiti volantini con l’invito a iscriversi online, molti hanno sopra una lettera V, una delle lettere simbolo dell’invasione dell'Ucraina e che prima ancora, durante la pandemia, aveva accompagnato il nome del vaccino che era stato chiamato Sputnik V, dove V stava per Victory.
Il voto è stato organizzato ovunque, anche nei territori occupati di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia, Kherson, in Crimea. L’elezione è stata organizzata anche nelle città appena distrutte e occupate, come Avdiivka, dove degli edifici rimane poco, quasi nessuna infrastruttura è funzionante, ma secondo i dati raccolti dall’associazione Opora, sono stati organizzati dei seggi nei “centri di detenzione temporanea”. In Ucraina il metodo per far andare a votare è la coercizione, con i fucili puntati: Putin vuole usare il voto per rafforzare la sua presenza nei territori occupati, ma anche dimostrare di essere più legittimo di Volodymyr Zelensky.
Mezzogiorno contro Putin
Anche se nessuno crede in un colpo di scena, non vuol dire che i russi siano disposti a regalare un trionfo a Putin. L'oppositore ucciso in una colonia penale siberiana il 16 febbraio scorso, Alexei Navalny, aveva detto pochi giorni prima di morire: andate ai seggi il 17 marzo a mezzogiorno, votate chiunque non sia Putin, l’importante è uscire in massa, vorrà dire che si è lì perché si appartiene a quella Russia che vuole vedersi senza Vladimir Putin. Il nome della protesta è "Mezzogiorno contro Putin", è stata inventata da Maxim Reznik, un ex deputato di San Pietroburgo, poi appoggiata anche da Navalny: “Cosa possono fare? Chiudere i seggi a mezzogiorno? Organizzare una controprotesta ‘alle 10 per Putin’?". Anche Vladimir Kara-Murza, l'oppositore russo in colonia penale condannato a 25 anni di carcere, ha ripreso l'idea aggiungendo: sulla scheda, scrivete il nome di Navalny, “così questo nome, che era vietato pronunciare quando era in vita e lo è dopo la sua morte, e da cui gli anziani usurpatori, superstiziosi, sono impauriti, potrà risuonare in migliaia di seggi elettorali in tutto il paese”.
Nelle scorse settimane anche la vedova di Navalny, che aveva annunciato che avrebbe continuato l'attività politica del marito, in un video pubblicato sui social ha esortato i russi a boicottare le elezioni presentandosi alle urne il 17 marzo a mezzogiorno: "Dobbiamo usare il giorno delle elezioni per dimostrare che ci siamo e che siamo in tanti, che siamo persone reali e che siamo contro Putin. È necessario presentarsi al seggio elettorale lo stesso giorno e alla stessa ora: il 17 marzo a mezzogiorno. Sta a voi decidere cosa fare dopo. Potete votare per qualsiasi candidato tranne Putin. Possiamo rovinare il voto. Poterte scriverci sopra 'Navalny'. E anche se non vedete nessun motivo per votare, puoi semplicemente venire e fare la fila al seggio elettorale, poi girarvi e tornare a casa".
L'opposizione
Putin sa che vincerà ma la preoccupazione è anche su chi arriverà secondo: il distacco deve essere ampio e un candidato che catalizza il voto di protesta è un problema. “C’è chi ha trovato il modo di fare opposizione, per esempio, adattandosi a chiamare la guerra ‘operazione speciale’ o non criticando mai personalmente Putin. Non me la sento di giudicare, loro sono lì, sono in Russia, e anche quella è una strada”, ha detto al Foglio Denis Bilunov, un sociologo russo, che ha fatto parte dell’opposizione. Adesso vive a Praga e il suo compito è di far capire che non tutti i russi sono dalla parte di Vladimir Putin.
Per un momento l'attenzione si era catalizzata su un nome, Boris Nadezhdin, poi Putin dopo poco ha respinto la candidatura. Se si è parlato di lui non è stato per la speranza di vittoria, ma perché gli è riuscito qualcosa di inaspettato: ha messo d’accordo la diaspora russa che si è organizzata per raccogliere le firme che servivano alla sua candidatura. Per lui i russi si sono messi in fila, un evento non scontato.