editoriali
Scholz e il dilemma infinito sui Taurus
La riluttanza tedesca sugli aiuti promessi, il missile più sofisticato e le linee di produzione ferme
Olaf Scholz prima li aveva promessi, poi non li ha consegnati e poi ha escluso di inviare i missili a lunga gittata Taurus all’Ucraina. Il cancelliere tedesco dice che i missili necessitano dell’assistenza di personale militare tedesco e questo significherebbe fare un passo ulteriore nel conflitto con Mosca (passo che altri paesi hanno fatto). Il dibattito sulla fornitura di missili si è concentrato sulle differenze con i missili francesi e britannici Scalp e Storm Shadow già inviati all’Ucraina: gli ufficiali dell’esercito tedesco nell’intercettazione pubblicata dieci giorni fa dalla Russia sottolineavano come a differenza degli anglo-francesi, i Taurus sarebbero in grado di “penetrare” la struttura del ponte di Crimea.
Ciò che distingue il Taurus è infatti la sua testata “Mephisto” – mentre le testate tradizionali esplodono dopo un tempo prestabilito, Mephisto può essere programmata per esplodere in un punto preciso. Il Taurus ha quindi una “capacità di uccisione” più elevata degli altri missili, ma Scholz nei motivi della sua reticenza si è concentrato meno sull’“impatto militare” del missile e più sulla potenziale reazione della Russia. Un altro problema sta nella produzione: le linee di produzione del sistema di missili – costruito da una joint venture tra la filiale tedesca di Mbda e la svedese Saab – sarebbero ferme, e secondo gli analisti la produzione di un nuovo missile Taurus richiederebbe circa due anni. Fabian Hoffmann, ricercatore di dottorato in tecnologia missilistica, ha detto al Financial Times che al di là del dibattito sulla fornitura all’Ucraina, l’Europa dovrebbe considerare meglio il proprio arsenale: “I sistemi missilistici sono una capacità chiave nella guerra moderna: non ne abbiamo abbastanza nei nostri arsenali e attualmente non li produciamo”.
L'editoriale dell'elefantino