Editoriali
La Cina spia i parlamentari dei paesi occidentali. Londra adesso reagisce
Il National Cyber Security Center di Londra conferma che c'è Pechino dietro l'attacco informatico che ha compromesso i sistemi della commissione elettorale britannica tra il 2021 e il 2022. Il ministro degli Esteri David Cameron ha convocato l'ambasciatore cinese e messo sotto sanzioni una società
E’ successo qualcosa di molto grosso, ieri, a Londra, che probabilmente influenzerà di qui in avanti i rapporti tra il mondo occidentale e la Repubblica popolare cinese. Forse si è arrivati al punto in cui la minaccia russa contro le istituzioni democratiche occidentali viene avvicinata a quella cinese. I fatti: tra il 2021 e il 2022 i sistemi della Commissione elettorale britannica erano stati compromessi da un attore che aveva messo le mani sui dati di 40 milioni di elettori. Ieri il National Cyber Security Center di Londra ha confermato che quell’attore era affiliato al governo cinese. Ma ha detto anche di aver scoperto che l’attore denominato APT31 (Advanced Persistent Threat Group 31) ha condotto separatamente una intensiva attività di hackeraggio contro parlamentari britannici – quasi tutti critici con la Cina. In risposta, il segretario per gli Affari esteri David Cameron (mai considerato un falco anticinese, anzi) ha convocato l’ambasciatore cinese a Londra e ha messo sotto sanzioni una società di copertura cinese e due cittadini cinesi membri dell’APT31.
Il dibattito di ieri al Parlamento inglese è stato fatto in coordinamento con le autorità di Washington, e infatti ieri anche il dipartimento di Giustizia americano ha messo sotto accusa sette cittadini cinesi considerati responsabili di un’attività di hackeraggio contro aziende, funzionari politici e attivisti per perseguire “attività di spionaggio economico e d’intelligence straniera” per conto del ministero della Sicurezza di Pechino. Anche loro facevano parte dell’APT31. Sarebbero state inviate oltre 10 mila email dannose che sembravano provenire da importanti testate giornalistiche o da giornalisti e contenere veri articoli di cronaca, e invece servivano a compromettere computer, smartphone e router. Tra le vittime degli attacchi c’erano tutti (tutti!) i parlamentari dell’Ue che fanno parte dell’Inter-Parliamentary Alliance on China. Per le democrazie occidentali, soprattutto per il Regno Unito, che ha mantenuto a lungo una posizione ambigua sulla leadership di Pechino, è una sveglia importante.