editoriali
Il problema di Zaporizhzhia sono i russi
Il rischio Chernobyl non esiste, ma è soltanto Mosca a militarizzare la centrale
La centrale nucleare di Zaporizhzhia è tornata sulle prime pagine dei giornali dopo che l’Agenzia delle Nazioni Unite per il nucleare (l’Aiea) si è detta, comprensibilmente, preoccupata per un nuovo scambio di fuoco tra russi e ucraini che ha riguardato il sito atomico più grande d’Europa. Non dovrebbe esserci una guerra di aggressione in corso in Ucraina, non dovrebbe esserci una guerra attorno a una centrale nucleare e la Russia oggi è l’unico paese al mondo ad aver invaso, occupato e militarizzato una centrale atomica piazzando anche mine esplosive lungo il perimetro dello stabilimento.
L’Aiea non si è pronunciata su chi fosse il responsabile dell’ultimo “incidente”, ma i suoi ispettori hanno visto i russi sul tetto dell’impianto intenti a “ingaggiare dei droni” – probabilmente a spare contro i droni con un fucile, come si usa fare per abbatterli: infatti sono stati i pezzi del velivolo a colpire il tetto dell’involucro di un reattore scheggiandolo. L’Agenzia internazionale ha scritto che “non c’è nessuna indicazione di danni alla sicurezza nucleare del sito o ai suoi sistemi di protezione critici”. I toni allarmisti tra i commentatori e le citazioni di Chernobyl erano fuori posto: i reattori della centrale di Zaporizhzhia sono spenti da tempo, l’ipotesi di un’esplosione come quella del 1986 fortunatamente non esiste sia per questo motivo sia perché la centrale atomica è di nuova costruzione e molto più sicura: pensata per resistere alle esplosioni esterne e all’impatto dei missili.
A essere colpiti in passato furono gli allacciamenti alla rete elettrica che fanno funzionare i sistemi esterni di raffreddamento: quando saltano scattano in automatico i generatori sostitutivi. Se per un periodo prolungato il sistema di raffreddamento non fosse alimentato, allora comincerebbe una fusione come a Fukushima nel 2011. Un incidente molto grave ma anche molto diverso da Chenobyl perché fece zero vittime dirette. E il modo migliore per evitare questa ipotesi, per l’Aiea, sarebbe convincesse Putin a portar via armi, mine e soldati dalla centrale.
L'editoriale dell'elefantino