editoriali
La Cina dei passi indietro
I dati sulla crescita e la fiducia nel paese visto da fuori: sempre peggio. L’incubo di Pechino si chiama “foreign direct investment”, gli investimenti diretti da aziende estere, crollati del 19 per cento nei primi due mesi dell’anno
La Cina cresce sopra le attese nel primo trimestre del 2024 ma l’incubo del paese si chiama “foreign direct investment”, vale a dire gli investimenti diretti da aziende estere. Questi ultimi, infatti, sono crollati di un ulteriore 19 per cento nei primi due mesi dell’anno, dopo che nel 2023 erano calati al livello più basso dal 1993. Dunque, quella che si registra nel primo trimestre è un’espansione economica dovuta soprattutto alle esportazioni ed è sicuramente più alta sia delle previsioni del Fondo monetario internazionale per il 2024 (4,6 per cento) sia della stima che aveva fatto il governo di Xi Jinping (5 per cento). Ma le politiche pubbliche, che hanno avuto successo nel supportare lo slancio delle imprese verso le vendite all’estero, hanno fallito l’obiettivo di frenare la fuga di investitori dovuta alla deludente ripartenza post Covid e a interventi normativi che hanno penalizzato soprattutto i settori hi tech e immobiliare.
E questo non è l’unico dato negativo. A fronte di un pil che cresce del 5,3 per cento, si registrano nel primo trimestre una produzione industriale (+4,5 per cento) e vendite al dettaglio (+3,1 per cento) inferiori alle previsioni degli analisti. In più, i prezzi degli immobili sono risultati a marzo in calo per il nono mese consecutivo, a riprova che la crisi del settore è stata tutt’altro che domata.
In conclusione, l’azione del governo cinese per vivacizzare l’economia sembra efficace solo in parte. Misure come i viaggi senza visto offerti a undici paesi europei (in primis l’Italia) a manager e a imprenditori, le agevolazioni fiscali per i lavoratori stranieri e per le piccole e medie imprese locali stanno consentendo alla Cina di migliorare l’immagine di paese con un’economia “in calo strutturale”, perché è stata superata la soglia del 5 per cento di pil, ma si stanno rivelando insufficienti per riconquistare la fiducia di investitori esteri che avevano confidato in un sistema che stava evolvendo verso un libero mercato e che, invece, ha fatto enormi passi indietro.