Editoriali
La potenza della bandiera europea a Tbilisi
La Georgia non è pronta per l’Ue, dice il governo. I georgiani urlano il contrario, protestando con i simboli europei. Protesta permanente
Sono ormai due settimane che i georgiani protestano per le strade di Tbilisi, la capitale, contro la legge sugli agenti stranieri che le piazze e le strade della Georgia hanno ribattezzato “legge russa” per la somiglianza con la legge del Cremlino che viene utilizzata per reprimere il dissenso. Da giorni urlano “sì all’Europa, no alla legge russa”, non si stancano, anzi, le persone e le bandiere si moltiplicano, continuano a sventolare e srotolare dalle finestre i simboli dell’Unione europea assieme a quelli della Georgia e dell’Ucraina. La chiamano una “protesta permanente” che non intende fermarsi finché il partito al governo, Sogno georgiano, non rinuncerà all’approvazione della legge putiniana: è già successo l’anno scorso, le proteste erano riuscite a costringere il governo ad abbandonare la legge e l’opposizione conta su un secondo passo indietro da parte del Parlamento. Il disegno di legge è stato già approvato in prima lettura, ma servono altre due letture prima che diventi legge. Il traffico nelle strade di Tbilisi è cambiato, la folla canta l’inno nazionale georgiano seguito dall’inno dell’Unione europea, come se fosse l’ordine naturale delle cose, dicono: “La strada della Georgia è verso l’Europa” e negli scorsi giorni si sono uniti anche i calciatori della nazionale. Sogno georgiano non la pensa allo stesso modo e nel fine settimana il capo del partito, Irakli Gharibashvili, ha detto che la Georgia “non è pronta” all’adesione all’Unione europea. Le bandiere a Tbilisi dicono il contrario.