Editoriali
Trump dovrà mordersi la lingua, o rischia grosso
L’ex presidente ha preso una multa per aver violato il “gag order”. Se lo rifa, la cella. Ma se il tycoon dovesse scontare una pena per un post, avrebbe buon gioco a mostrarsi vittima di un complotto
Donald Trump dovrà mordersi la lingua, altrimenti rischia di dover mettere mano ripetutamente al portafoglio. O addirittura finire in cella. Ieri si è aperta a Manhattan la terza settimana del processo nel quale l’ex presidente è costretto a presenziare silenzioso e furibondo sul banco degli imputati, mentre si dibatte sul reato che gli viene contestato: aver spostato illegalmente denaro per coprire il silenzio di una pornostar nel pieno della campagna elettorale del 2016. Il processo, in un altro momento, sarebbe una vicenda secondaria per Trump. La somma di cui si parla è 130 mila dollari, poca roba per un miliardario, e il reato sarebbe di quelli punibili con una multa. Ma il processo a New York è diventato invece importantissimo per vari fattori: è la prima volta che un ex presidente è incriminato per un reato penale, siamo nel pieno della corsa alla Casa Bianca e per come l’accusa ha costruito il caso – dipingendolo come parte di un progetto per condizionare le elezioni – Trump rischia fino a quattro anni di galera.
Quanto sia delicato il processo lo dimostra l’udienza di ieri, nella quale il giudice Juan Merchan ha stabilito che Trump ha violato il suo “gag order”, l’ordine di non fare commenti o dichiarazioni pubbliche sopra le righe che riguardino la vicenda giudiziaria. Per ora la violazione gli è costata una multa di novemila dollari, ma il giudice lo ha messo in guardia che potrebbe scattare anche una detenzione. Visto che fare dichiarazioni abbondantemente sopra le righe è il modello di business del brand politico costruito da Trump, sarà difficile che l’ex presidente non ci ricaschi, con i suoi post su Truth o le dichiarazioni alle tv. Il giudice però gli sta facendo anche un favore. Imporre un bavaglio a un candidato solleva molti interrogativi sulla libertà d’espressione e il rispetto dei diritti di un politico. E se Trump finisse in cella per un post, avrebbe buon gioco a mostrarsi vittima di un complotto e a riguadagnare punti nei sondaggi.