editoriali
Putin non può vincere in Ucraina: "Non avremo più sicurezza in Europa", dice Macron
“Non escludo nulla, siamo di fronte a uno che non esclude nulla”, avvisa il presidente francese: "L’Ue deve legittimamente porsi il problema della sua protezione militare". I tre rischi ai quali l'Unione europea va incontro
Era il novembre del 2019 quando il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, lanciò dalle pagine dall’Economist un monito a tutta l’Europa, dicendo che la Nato era in “stato di morte cerebrale” e che l’Ue doveva prendere atto del disimpegno americano, diventando una potenza di equilibrio con una propria difesa e visione strategiche. A cinque anni da quella presa di posizione, l’inquilino dell’Eliseo è tornato a parlare al magazine britannico, in un contesto geopolitico ben più sconvolto, con l’invasione della Russia in Ucraina il 24 febbraio 2022 e l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso. “La nostra Europa non è la regione più sicura del mondo, anche se il continente ha un modello di forze armate ormai solido, completo ed efficace, come ad esempio l’esercito francese. Tuttavia, se guardiamo all’Europa nel suo insieme, notiamo che ha investito molto meno nella sua difesa e sicurezza rispetto agli Stati Uniti o alla Cina, e che si trova in un ambiente globale in cui la proliferazione sta tornando in auge: la Russia, ma anche l’Iran e altre potenze. Non solo la guerra ad alta intensità sta tornando sul suolo europeo, ma è condotta da una potenza dotata di armi nucleari e con una retorica bellicosa. Tutto ciò significa che l’Europa deve legittimamente porsi il problema della sua protezione militare. E deve prepararsi a non godere più della stessa protezione da parte degli Stati Uniti d’America”, ha detto Macron all’Economist.
Durante il “Sorbonne II”, il discorso pronunciato il 25 aprile all’università parigina, il capo dello stato francese aveva fatto un bilancio dei successi e dei fallimenti dell’Ue negli ultimi anni, delineando nuovi spunti per il futuro e avvertendo gli europei che, senza cambi di passo decisivi, l’Europa “può morire” dinanzi all’insieme di crisi che si trova ad affrontare e alla minaccia esistenziale rappresentata dalla Russia. Ieri, ha ribadito il messaggio, parlando di un “triplo rischio esistenziale”: “Un rischio militare e di sicurezza; un rischio economico e di prosperità; un rischio esistenziale, di incoerenza interna e di perturbazione del funzionamento delle nostre democrazie”. “La situazione può precipitare molto più rapidamente di quanto pensiamo e può portare a una morte molto più brutale di quanto immaginiamo”, ha spiegato Macron all’Economist. Il riferimento in particolare è alla guerra in Ucraina, rispetto alla quale l’Europa sembra ancora troppo ingenua, non abbastanza consapevole del pericolo incarnato da Putin. “Non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla”, ha dichiarato Macron.
L’ipotesi di un invio di truppe occidentali in Ucraina non può essere esclusa. “Ho un obiettivo strategico chiaro: la Russia non può vincere in Ucraina. Se la Russia vince in Ucraina, non avremo più sicurezza in Europa. Chi ci assicura che la Russia si fermi lì? Quale sicurezza ci sarà per gli altri paesi vicini, la Moldavia, la Romania, la Polonia, la Lituania e tanti altri? E dietro a ciò, che credibilità abbiamo noi europei che abbiamo speso miliardi, che abbiamo detto che era in gioco la sopravvivenza del continente e che non ci siamo dotati dei mezzi per fernare la Russia? Quindi sì, non dobbiamo escludere nulla”, ha insistito, rilanciando l’idea di mettere la deterrenza nucleare francese a disposizione dell’Europa.
E ancora: “Quello che mi uccide, in Francia e in Europa, è lo spirito di sconfitta. Che significa due cose: abituarsi e smettere di lottare. La politica è Eros contro Thanatos. Se Thanatos è più affamato, la morte vince. L’unico modo per farcela è che gli europei stiano dalla parte di Eros. Non abbiate paura, siate coraggiosi”. Con questa intervista, Macron vuole riaffermarsi come guida dei paesi europei in difesa di Kyiv, perché dinanzi a Putin “siamo stati troppo titubanti nel formulare i limiti della nostra azione a qualcuno che non ne ha più e che è l’aggressore”.