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Editoriali

Consigli di lettura ai filopalestinesi

Redazione

L’inchiesta del New York Times sulla “Stasi di Hamas” svela l’oppressione segreta dell'organizzazione terroristica su giovani, giornalisti e persone che mettevano in discussione il governo

Consiglio di lettura per le brigate filopalestinesi: ieri un articolo del New York Times, uno scoop, ha rivelato che i terroristi di Hamas non dominano come predoni sui palestinesi soltanto con la forza bruta. Secondo numerosi documenti ottenuti dall’intelligence israeliana e visionati dal New York Times, il capo dell’organizzazione Yahya Sinwar ha organizzato e dominato per anni un distaccamento di polizia segreta che sorvegliava gli abitanti dell’exclave e compilava dossier su giovani, giornalisti e persone che mettevano in discussione il governo. Non soltanto molti residenti della Striscia sono finiti sotto la repressione di questo corpo segreto per aver partecipato a proteste o criticato Hamas. Sinwar era interessato anche ai sospettati di intrattenere relazioni romantiche fuori dal matrimonio. Una specie di Stasi islamica.

 

“Questo Servizio di sicurezza generale è esattamente come la Stasi della Germania est”, ha commentato Michael Milshtein, un’ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana specializzato negli affari palestinesi. “Ha sempre un occhio nelle strade”. Prima della guerra in corso, l’unità aveva un budget mensile di 120mila dollari ed era composta da 856 persone, 160 delle quali erano pagate per diffondere la propaganda di Hamas. Noto come il “macellaio di Khan Younis”, Sinwar ha assassinato con le proprie mani dodici palestinesi, accusati di “collaborare” con Israele. Nel 1988, durante un interrogatorio, Sinwar ha spiegato di aver arrestato un uomo mentre era a letto con la moglie. “Dopo averlo strangolato, l’ho avvolto in un sudario e chiuso la tomba” ha detto Sinwar. Micha Koubi, che ha interrogato personalmente Sinwar, ha ricordato la confessione che lo ha colpito di più. Sinwar ha raccontato di aver costretto un uomo a seppellire vivo suo fratello perché sospettato di lavorare per Israele. “I suoi occhi erano pieni di felicità quando ci ha raccontato questa storia”. Liberiamo Gaza da Hamas.

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