Editoriali
I nuovi dazi di Biden sulle auto elettriche cinesi: non chiamatele sanzioni
Entro l’anno aumenteranno le tasse sulle importazioni di veicoli, acciaio e alluminio prodotti a Pechino. Lo scopo però non è politico ma economico: servono a riequilibrare il mercato e rispondono alle sfide della sovraccapacità produttiva
Il presidente americano Joe Biden ha annunciato di voler aumentare i dazi sulle importazioni di alcuni prodotti e materiali cruciali per l’export cinese: entro l’anno, le tasse sulle importazioni dei veicoli elettrici cinesi passeranno dal 25 al 100 per cento. Anche le importazioni di acciaio e alluminio dalla Cina vedranno triplicate i dazi, e a partire dal prossimo anno per importare semiconduttori dalla Repubblica popolare cinese bisognerà pagare il doppio delle tasse. È un cambiamento significativo della strategia di Biden, che durante la campagna elettorale aveva criticato i dazi sull’import dalla Cina posti dall’ex presidente Trump, ma qualcosa è cambiato. Pur essendo inizialmente contraria all’aumento dei dazi, durante la sua ultima missione a Pechino la segretaria al Tesoro Janet Yellen aveva sottolineato il problema della sovraccapacità produttiva cinese – quella che la leadership cinese nega. I prodotti a bassissimo costo con cui la Cina invade i mercati deformano il sistema, ed è un problema che sta cercando di affrontare da mesi anche la Commissione Ue, con indagini ufficiali aperte anche nel settore delle auto elettriche.
È possibile che anche Bruxelles introduca nuovi dazi al termine dell’indagine, nonostante la lobby cinese (e la visita di Xi Jinping a Parigi) stia lavorando per evitarli. Ora la propaganda di Pechino cerca di far passare l’aumento delle tariffe come sanzioni economiche applicate dall’America contro la Cina, per limitarne l’ascesa come potenza economica. In realtà, le sanzioni rispondono a una logica molto diversa perché hanno natura politica. I dazi servono invece a riequilibrare il mercato e a mandare un messaggio di natura commerciale a Pechino, che continua a giocare secondo regole autonome e non condivise. È possibile che la decisione di Biden porterà a delle rappresaglie da parte della Cina, e l’ha detto anche Yellen a Bloomberg, che poi ha aggiunto che non si può lasciare che alcuni settori strategici vengano “spazzati via” dalla concorrenza sleale cinese. Il derisking con Pechino passa anche dai dazi.
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