editoriali
La trasparenza dentro alle istituzioni Ue c'è. Andrebbe rispettata meglio
Perché contro i conflitti d'interesse è meglio un'applicazione rigorosa del regolamento del Parlamento europeo che il facile populismo
Il Fattoquotidiano ieri ha dato risalto a un rapporto di Transparency International Eu sulle entrate degli eurodeputati derivanti da attività esterne al Parlamento europeo. Pubblicata il 6 maggio, l’analisi della ong rivela che il 70 per cento dei deputati ha un’attività secondaria e il 25 per cento ha ricevuto un reddito aggiuntivo. Il titolo dell’articolo (una traduzione dal sito francese Mediapart): “Eurodeputati, uno su 4 intasca fino a 3 milioni di extra stipendio”. Solo che, dando un’occhiata al rapporto, non emerge nulla di scandaloso.
C’è un solo “Paperone” nei banchi di Strasburgo e Bruxelles: l’imprenditore lituano di origine russa di estrema destra Viktor Uspaskich. Dietro di lui c’è un altro politico di estrema destra, il francese Jérôme Rivière, che siede in consigli di amministrazione per 220 mila euro l’anno. Al terzo posto c’è un parlamentare di Viktor Orbán, l’ungherese László Trócsányi, che guadagna 171 mila euro come rettore all’università. Tutto è legale. Molti deputati ricevono poche migliaia o centinaia di euro, magari per i diritti d’autore su un libro. La notizia dovrebbe essere un’altra: l’elevato livello di trasparenza del Parlamento europeo rispetto a gran parte dei parlamenti nazionali, compreso quello italiano pieno di avvocati, imprenditori, consulenti e giornalisti. Per sapere chi è il “Paperone” di Camera o Senato occorre aspettare la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi, spesso senza sapere da dove provengano le entrate.
Nell’Ue tutto deve essere aggiornato in tempo reale. Qualsiasi cittadino può mettere insieme i dati raccolti da Transparency. Questo non significa che a Bruxelles o Strasburgo non ci siano problemi. L’ong ha ricordato i casi di due deputati tedeschi della Cdu, Markus Ferber e Axel Voss, al soldo di società che si occupano di settori su cui hanno lavorato come relatori o membri di commissione. C’è un articolo del regolamento del Parlamento europeo che impone di astenersi in caso di conflitto di interessi. Un’applicazione rigorosa è la miglior prevenzione del facile populismo.