Editoriali
In Francia si bruciano le chiese ma si parla solo di Islamofobia
Tre casi solo a maggio, dieci dall'inizio dell'anno: l'ultimo nella parrocchia di Santa Teresa a Poitiers, salvata dalle fiamme solo grazie ai vigili del fuoco. Ma se ne parla troppo poco, perché il dibattito pubblico preferisce discutere dell'odio verso i musulmani
Una statua della Vergine decapitata, banchi e sedie ammassati al centro della navata pronti per un falò. Si è presentata così la chiesa parrocchiale di Santa Teresa a Poitiers, salvata dalle fiamme solo grazie al rapido intervento dei Vigili del fuoco. Già due anni fa ignoti avevano profanato l’edificio, decapitando sei statue (compresa quella del Bambino Gesù adagiata nel presepio). Non è un caso isolato: dall’inizio di maggio, altre due chiese sono state vandalizzate: defecazioni, vetrate in frantumi, profanazione del tabernacolo. Dall’inizio dell’anno, analoga sorte è toccata a una decina di chiese in tutto il paese. Anni fa, il Figaro scrisse di “profanazioni invisibili”: la Francia è da tempo in cima alle meste classifiche di odio anticristiano in Europa. Il caso più eclatante fu l’omicidio in chiesa di padre Jacques Hamel, ma la sequela di edifici profanati è divenuta una consuetudine dal nord al sud del paese. Ma se ne parla poco.
Nel 2018, sui Pirenei, furono segate due croci. Il vescovo, che si lamentò dell’atto, fu preso di mira da colti esponenti dell’intellighenzia locale: “Le croci violavano il principio della laicità dello stato”. Alla fine del 2022, Famille Chrétienne pubblicò un dossier che faceva luce sull’“impressionante bilancio degli attacchi contro la Chiesa in Francia”: dal vandalismo agli atti osceni davanti a simboli religiosi, fino a insulti a persone qualificate come cristiane. Eppure, sottolineava il periodico, sembra che l’unico allarme lo desti l’islamofobia, che monopolizza il dibattito pubblico e (soprattutto) mediatico. Dopotutto, le lacrime davanti alle fiamme che avvolgevano Notre-Dame erano per lo più motivate dal dolore per la perdita di un simbolo culturale, più che dallo sfregio alla cattedrale di Parigi quale simbolo della cattolicità locale. Come dimostra il dibattito che la voleva trasformare, post restauro, in una sorta di tempio multiculti.