Robert Fico - foto LaPresse

Dopo i cinque colpi di pistola

L'attentato al premier Fico e il ritorno della violenza politica in Europa

David Carretta

L'attacco contro il presidente slovacco è solo l'ultimo di una serie di episodi contro la classe dirigente europea. Dalla Germania alla Francia ai Paesi Bassi, dove prevale un dibattito polarizzato e la demonizzazione dell'avversario. Il vivere civile è in pericolo

Bruxelles. L'attentato contro il primo ministro slovacco, Robert Fico, conferma il ritorno della violenza politica nell'Unione europea. A meno di quattro settimane dalle elezioni per il Parlamento europeo, la reazione dei leader europei è stata unanime: i cinque colpi di pistola contro Fico sono un attacco alla democrazia. "Questi atti di violenza non hanno posto nella nostra società e minano la democrazia, il nostro bene comune più prezioso", ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. "Attacco ai principi cardine della democrazia e della libertà", ha detto la premier italiana, Giorgia Meloni. "Un attacco alla nostra società democratica", ha detto il premier svedese, Ulf Kristersson. Secondo il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, "la violenza non deve esistere nella politica europea". Per i capi di stato e di governo, sempre protetti da scorte e poliziotti, lo choc è duplice. Ma l'attacco a Fico è solo l'ultimo episodio di violenza politica in Europa, che trova radici in mali più profondi, che si sono sviluppati nel corso dell'ultimo decennio: la polarizzazione estrema, la demonizzazione dell'avversario, la stigmatizzazione delle idee diverse dalle proprie. Il vivere civile europeo è in pericolo.

 

 

Robert Fico: il populista di sinistra con una retorica incendiaria

Lo stesso Fico, leader populista di sinistra, che si è alleato all'estrema destra più volte per restare e tornare al potere, ha contribuito alla polarizzazione estrema degli ultimi anni. Nel 2018 era stato costretto a dimettersi dopo le enormi manifestazioni seguite all'assassinio del giornalista Jan Kuciak, che stava indagando sui legami del suo governo con gruppi mafiosi. Leader dello Smer, Fico ha vinto le elezioni dello scorso ottobre con una retorica incendiaria contro il precedente governo e la presidente slovacca, Zuzana Caputova. Ora è alla testa di una coalizione anti europea con l'estrema destra, che un linguaggio al vetriolo contro le politiche liberali, i migranti o le sanzioni contro la Russia. Al governo Fico ha adottato una legge che può essere usata per reprimere le organizzazioni della società civile, sta prendendo il controllo della televisione pubblica e ha allentato la legislazione anti corruzione. Dopo l'attentato, il leader dell'opposizione liberale, Michal Simecka, ha lanciato un appello a tutti i politici "ad astenersi da qualsiasi dichiarazione e azione che possa contribuire all'escalation della tensione". L'appello è caduto nel vuoto. Il suo vice primo ministro, Tomas Taraba, ha accusato l'opposizione di avere "sangue sulle dita".
 

Le altre violenze in Europa: dalla Germania alla Francia

L'attentato a Fico segue altri episodi di violenza in altri stati membri. La Germania è l'esempio più lampante, con una sequenza di aggressioni impressionante nelle ultime settimane. Giovedì 2 maggio, il vicesindaco di Essen, il verde Rolf Fliss, è stato colpito al collo e alla fronte da tre sconosciuti mentre usciva da una riunione di partito. Venerdì 3 maggio, l'eurodeputato socialdemocratico Matthias Ecke è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato ferito al volto mentre appendeva manifesti elettorali. Martedì 7 maggio, la ministra dell'Economia del Land di Berlino, la socialdemocratica Franziska Giffey, ex sindaco della capitale, è stata colpita alla testa mentre visitava una biblioteca. Secondo l’Ufficio federale di polizia criminale (BKA), nel 2023 sono stati commessi 2.790 crimini contro eletti o militanti dei sette partiti rappresentati al Bundestag, di cui quasi la metà contro i Verdi. Il numero di attacchi è quasi raddoppiato in cinque anni. Anche responsabili di estrema destra sono stati vittime di attacchi. Giovedì 9 maggio due deputati regionali del partito di estrema destra AfD, Miguel Klauss e Hans-Jürgen Gossner, sono stati leggermente feriti da cinque giovani davanti al Parlamento del Baden-Württemberg.

La Germania non è un caso isolato. In Francia il capolista del Partito socialista alle elezioni europee, Raphaël Glucksmann, è stato costretto ad abbandonare il corteo del primo maggio a Saint-Etienne per gli attacchi dei militanti della France Insoumise. Negli ultimi anni numerosi eletti francesi hanno subito attacchi contro le loro case durante le proteste per la riforma delle pensioni o le manifestazioni dei Gilet Gialli. Nei Paesi Bassi, dove è ancora vivo il ricordo dell'assassinio di Pim Fortuyn nel 2002, l'ex ministro delle Finanze, Sigrid Kaag, ha abbandonato la vita politica a causa delle minacce di morte. Nella Slovacchia di Robert Fico la presidente Zuzana Caputova ha rinunciato a candidarsi per un secondo mandato per stanchezza, dopo aver denunciato minacce di morte e attacchi personali. "Le persone che minacciano di uccidermi stanno usando il vocabolario di alcuni politici. Non riguarda solo me, ma anche la mia famiglia", aveva detto Caputova in un'intervista televisiva nel dicembre del 2022. Fico aveva ripetutamente definito Caputova "un agente americano".


La sfida della libertà di parola e della campgna elettorale

 
La libertà di parola è sacra, ma il suo abuso violento da parte dei responsabili politici democratici ha liberato la violenza fisica da parte di persone irresponsabili. La radicalizzazione del linguaggio porta a violenza radicale. Gli attacchi verbali banalizzano gli attacchi fisici. Nell'era dei social network e di Donald Trump, molti responsabili politici hanno scelto la strategia della polarizzazione, ricorrendo alla retorica estremista, agli attacchi personali, alla disinformazione. La presidente Caputova ieri ha usato le parole giuste. "La retorica odiosa a cui assistiamo nella società porta ad atti odiosi. Fermatevi!". Non è troppo tardi per fermarsi, tornare indietro ed evitare che l'Europa si ritrovi di nuovo negli anni 1930. Ma occorre senso di responsabilità e una mobilitazione civile europea in difesa del vivere democratico. La prima occasione è la campagna per le elezioni del 6-9 giugno.