l'attentato
Robert Fico "non è in pericolo di vita", dice il vicepremier slovacco. Chi è l'uomo che ha sparato al premier
Tomas Taraba ha detto alla Bbc che l'intervento è andato "bene". Arrestato l'attentatore, un uomo di 71 anni scrittore e attivista politico
Il primo ministro slovacco Robert Fico non è più in pericolo di vita. Lo ha detto il vice primo ministro Tomas Taraba alla Bbc, spiegando che l'intervento chirurgico di Fico è andato "bene". "Credo che alla fine sopravviverà", ha aggiunto. Fico è stato posto in stato di coma farmacologico.
Ieri il primo ministro è stato gravemente ferito in un attacco con arma da fuoco nella piccola città di Handlova. Dopo la sparatoria, Fico è stato portato d'urgenza in ospedale e ha trascorso diverse ore in sala operatoria "lottando per la sua vita", secondo il ministro della Difesa Kalinak, che ha parlato in una conferenza stampa dall'esterno dell'ospedale dove Fico era ricoverato. Le sue condizioni restano comunque molto gravi e, dopo l'operazione, il capo del governo è stato posto in coma farmacologico.
Il ministro degli Interni, Matus Sutaj Estoka, ha descritto l'attentato come un tentativo di omicidio motivato politicamente.
La polizia non ha ancora ufficialmente identificato l'attentatore, che è stato arrestato subito dopo i fatti, ma i media locali hanno fornito alcune informazioni sulla sua identità già dal pomeriggio di ieir. Si tratterebbe di Juraj Cintula, un 71enne di Levice, un comune di 33 mila abitanti capoluogo dell'omonima provincia nella regione di Nitra. Cintula è scrittore e attivista politico che in un video del suo interrogatorio diffuso ieri pomeriggio afferma di non essere d’accordo con la politica del governo e la sua posizione nei confronti dei media statali.
Secondo alcuni, Cintula è sostenitore di Slovacchia progressista, il partito liberale della presidente slovacca uscente, Zuzana Caputova (il successore è Peter Pellegrini). Cintula fa parte dell’Associazione degli scrittori e nel 2015 era tra i fondatori del Movimento contro la violenza, un’associazione che sulla sua pagina facebook dice di essere una formazione “emergente impegnata a prevenire la diffusione della violenza nella società, la guerra in Europa e la diffusione dell’odio”. Il giornalista investigativo Szabolcs Panyi ha segnalato però che da un’inchiesta del 2019 il nome di Cintula emerge tra i sostenitori del gruppo paramilitare pro russo Slovenski Branci.
Sull’attentatore poi sono circolate soprattutto due cose: una foto con un occhio nero e un video sulla battaglia non violenta contro la corruzione dei politici slovacchi. L’occhio nero gli era stato causato, nel 2016, dall’aggressione di un uomo che aveva tentato di entrare nel supermercato in cui Cintula era impiegato come agente di sicurezza di un’azienda privata. Anche il video risale al 2016, Cintula diceva che il desiderio più grande delle persone è quello di stare meglio: il collasso del regime sovietico nel 1989 lo dimostra, dice l’attivista, “la democrazia ha riempito gli scaffali dei nostri negozi”. Ma poi i leader politici che sono stati via via eletti in Slovacchia hanno tradito la causa democratica, perché sono stati travolti dall’avidità, il benessere è diventato un privilegio di pochi, “il concetto di democrazia è diventato obsoleto”. Ma invece che prendercela con gli avidi e con la corruzione, conclude Cintula, ce la prendiamo con la democrazia, ma è arrivato il momento di tornare in piazza, “di mostrare la forza ma non la violenza”. Le prime parole che ha detto ieri, in uno spezzone di un interrogatorio finito sui social, è che ha sparato al primo ministro perché in disaccordo con le sue politiche e ha aggiunto che i media sono stati liquidati e non possono più svolgere le loro funzioni. Nell’ultimo periodo Cintula era diventato più aggressivo nel criticare il primo ministro sui social.
Il Parlamento slovacco era riunito quando è arrivata la notizia dell’attentato e alcuni esponenti del partito di governo hanno subito attaccato l’opposizione accusandola di aver creato il clima d’odio nei confronti del primo ministro che poi ha portato una persona a sparargli. In realtà, dicono gli analisti e i giornalisti slovacchi, il clima d’odio è quello in cui è immerso il paese da molto tempo: la presidente Caputova ha deciso di non ricandidarsi alle scorse elezioni a causa delle continue minacce e per tutto il suo mandato non ha fatto altro che provare a curare la violenza sia nel dibattito sia nelle strade: era arrivata alla presidenza dopo l’omicidio del giornalista Jan Kuciak, ucciso per le sue inchieste dai sicari dell’imprenditore Marian Kocner, gli spararono di notte nel suo appartamento. La morte di Kuciak animò le proteste contro il governo e la corruzione e portarono alle dimissioni di Fico. Il premier è da molto tempo un leader controverso per i metodi illiberali in casa e per la sua opposizione al sostegno della difesa ucraina e in generale alle iniziative dell’Unione europea. L’attentato è stato condannato da tutto il mondo, da Bruxelles a Washington, passando per Kyiv.