Lai Ching-te - foto via Getty Images

Editoriali

Il primo giorno di Lai Ching-te come presidente di Taiwan

Redazione

Nell'isola si insedia il nuovo presidente, il "troublemaker" della Cina: "Quando ero giovane, volevo fare il medico e salvare vite umane. Quando sono entrato in politica, volevo trasformare Taiwan. Ora, in piedi qui, voglio rafforzare la nostra nazione"

La prima cosa che tutti ricorderanno dell’inaugurazione di ieri del nuovo presidente taiwanese, Lai Ching-te, è il gigantesco cavallo di cartapesta blu che sbuffa fumo, con sopra due ballerini in abiti tradizionali. Yuma, letteralmente il cavallo della pioggia, rappresenta la forza e l’andare avanti ma anche la tradizione hakka, cioè una delle etnie autoctone taiwanesi, ed è arrivato nel momento culmine di una festa che, come da tradizione taiwanese, è più allegria, musica, balli che tensioni. L’altra cosa che tutti ricorderanno di questa inaugurazione è il primo discorso da presidente di quello che in Cina viene definito il “troublemaker”, quello che può creare problemi. “Quando ero giovane, volevo fare il medico e salvare vite umane. Quando sono entrato in politica, volevo  trasformare Taiwan. Ora, in piedi qui, voglio rafforzare la nostra nazione”, ha iniziato Lai, ricordando le storiche tappe con cui il paese è uscito dall’autoritarismo, e i successi del Partito democratico soprattutto durante gli otto anni di presidenza di Tsai Ing-wen, capace diplomatica che ha rivoluzionato la proiezione di Taiwan nel mondo.
 

Poi Lai ha mandato un messaggio alla Repubblica popolare cinese, chiedendo di fermare “le intimidazioni politiche e militari”: “Spero che la Cina affronti la realtà dell’esistenza della Repubblica di Cina, rispetti le scelte del popolo di Taiwan e, in buona fede, scelga il dialogo piuttosto che il confronto”. Non ha menzionato, Lai, il cosiddetto “consenso del 1992”, un fumoso accordo con Pechino mai riconosciuto dai democratici a Taiwan, ma ha menzionato il mantenimento dello status quo – quindi nessuna provocazione indipendentista, come molti critici di Lai temevano. In una specie di risposta, il ministero del Commercio cinese ha annunciato sanzioni contro Boeing e altre due società di Difesa per la vendita di armi a Taiwan – sanzioni cosmetiche, ma significative. Tutto si è svolto come previsto, senza intoppi né minacce oltre misura, e quello che resta da vedere, fuori e dentro il paese, è che presidente sarà Lai.

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