Abdel-Fattah Burhan (LaPresse) 

editoriali

Ora anche il Sudan chiama Mosca

Redazione

Nella distrazione occidentale, il terzo paese africano firmerà presto un accordo con Vladimir Putin per il rifornimento di armi e munizioni 

La presenza dei russi in Sudan, che prima della secessione era il paese più grande dell’Africa e oggi è il terzo, non è una novità in assoluto ma in questo caso lo è. Un membro del Consiglio nazionale, Yasser al-Atta, ha raccontato che il governo di Vladimir Putin ha offerto la creazione di un “punto di rifornimento” sul Mar Rosso per consegnare armi e munizioni all’esercito regolare, che dal 15 aprile del 2023 è in guerra con i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), una reincarnazione dei janjaweed protagonisti dei massacri in Darfur all’inizio degli anni Duemila. Secondo al-Atta, che per il suo ruolo dovrebbe essere ben informato, il capo dell’esercito, il generale  Burhan, fiirmerà presto un accordo con Mosca.

 

I russi che siamo  abituati a veder scorrazzare per il Sudan erano gli uomini della Wagner di Evgeni Prigozhin, che hanno addestrato l’altro fronte, quello delle Forze di supporto rapido  del generale Hemedti, che oggi è in guerra con Burhan. In cambio dell’addestramento, la Wagner aveva guadagnato lingotti  sfornati dalle miniere d’oro  delle Rsf.

 

In Sudan sono state avvistate anche le forze speciali ucraine al fianco dell’esercito regolare, spedite lì dal capo dell’intelligence militare di Kyiv,  Budanov, e interessate a catturare e interrogare i combattenti russi della Wagner. Il presidente ucraino Zelensky aveva incontrato il generale Burhan in aeroporto per discutere gli sviluppi di questa strana alleanza – anche perché nel frattempo l’esercito sudanese aveva messo in uso lo stesso tipo di droni iraniani, gli Shahed, che Putin usa contro gli ucraini. 

 

Se il patto tra il Cremlino e il capo di fatto – almeno per ora – del paese africano Burhan si concretizzasse, gli ucraini si ritroverebbero in una situazione paradossale, al fianco dei russi, e probabilmente si ritirerebbero. Nella distrazione occidentale, con 18 milioni di affamati e la più grave crisi di sfollati del mondo, il Sudan  rischia anche di scivolare verso Mosca.   

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