Foto Epa, via Ansa

editoriali

La resistenza all'oblio di Tiananmen

Priscilla Ruggiero

Trentacinque è il numero che torna, come il dissenso. Pechino non spegnerà la memoria

Trentacinque anni fa, nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, i carri armati e i proiettili dell’Esercito popolare di liberazione spensero con il sangue le richieste pacifiche di riforme politiche dei manifestanti a piazza Tiananmen, la “Porta della Pace Celeste”, un tempo l’entrata della Città proibita e oggi il luogo simbolo della nascita della Repubblica popolare cinese. Lo scrittore Ma Jian ha raccontato in Pechino è in coma come la Cina, da quell’ordine del Partito comunista cinese, è entrata in coma e non si è mai più svegliata. Ieri  in occasione del 35esimo anniversario  ha pubblicato su X alcune foto della piazza, scattate nei giorni precedenti alla repressione – era tra i manifestanti durante le prime cinque settimane di protesta, non era a Tiananmen quel giorno soltanto perché suo fratello andò in coma a causa di un incidente – "Da 35 anni i leader cinesi cercano di cancellare ogni ricordo delle proteste di Tiananmen e del brutale massacro che le ha schiacciate. La settimana scorsa ho trovato delle foto che ho scattato a Pechino nel 1989, la maggior parte delle quali non ho più visto da allora. Ne pubblicherò alcune adesso, per ricordare".

 

 

Trentacinque anni dopo le ferite sono ancora profonde, le “madri di Tiananmen” non si sono mai arrese mentre il Partito continua a censurare e a far finta che le proteste e la loro brutale repressione non siano mai esistite: 35 è anche il numero con cui i cinesi hanno iniziato a riferirsi al 4 giugno, per eludere la censura e continuare a ricordare hanno creato una nuova data, il 35 maggio. Presto anche quella data è diventata proibita, ma la creatività per resistere all’oblio non si è mai fermata e i trucchi per ricordare quel giorno si sono moltiplicati, continuando a rincorrersi come un gioco del gatto con il topo.

 

 

Trentacinque è anche l’articolo della Costituzione cinese che sancisce il diritto dei cittadini alla libertà di parola, lo rivendicavano le migliaia di manifestanti nel 1989 e oggi, come 35 anni fa, il governo cinese continua a violarlo reprimendo qualsiasi forma di dissenso dentro e fuori il paese.  Secondo un rapporto di Human Right Watch uscito ieri Zhan Xianling, una delle madri delle vittime di Tiananmen e fondatrice del  gruppo, è sotto sorveglianza con le guardie fuori casa, il Victoria Park a Hong Kong, luogo storico delle veglie in ricordo di Tiananmen, è ormai una copia della chiusa e sorvegliata Tiananmen e più passano gli anni, più ogni gesto è sorvegliato e represso, anche un simbolo nell’aria può valere l’arresto. Ieri l’artista hongkonghese Sanmu Chan  ha disegnato con le dita al vento i numeri 8964,  è stato portato via dalla polizia, poco dopo è stato rilasciato, ma il tentativo di Xi Jinping  è chiaro: spegnere il fuoco della memoria.

 

 

Altri attivisti e dissidenti legati al movimento per la democrazia del 1989, tra cui Pu Zhiqiang, un avvocato per i diritti umani che era stato rappresentante studentesco a Tiananmen, e Ji Feng, un leader studentesco,  come Zhan Xianling sono   sotto stretta sorveglianza della polizia cinese o sono stati portati via dalle loro case, e le autorità cinesi hanno ordinato ai parenti delle vittime di Tiananmen  di non rilasciare interviste a nessun media con l'avvicinarsi  della data mingan, "delicata",  impronunciabile per il Partito.   Le Madri di Tiananmen hanno però rilasciato lo stesso un video  in occasione del 35° anniversario del massacro di Tiananmen del 1989, il loro ricordo annuale: "Non dimenticheremo mai quel giorno del 4 giugno, 35 anni fa, quando le vostre vite vibranti furono colpite da proiettili, schiacciate dai carri armati e spente".

 

 

Insieme alla sua veglia annuale, Hong Kong nel 2021 ha perso anche il  museo in memoria delle vittime del 4 giugno: fu inaugurato il 26 aprile 2014 a  dall'Alleanza democratica a sostegno dei movimenti democratici patriottici in Cina e chiuso due giorni prima del 32esimo anniversario del massacro. E' un altro pezzo di memoria che tenta di resistere all'oblio, ed è rinato  online sul sito web https://8964museum.com/: è stato rinominato “Museo 8964”.

Dal 2020 l’unica città cinese si poteva commemorare liberamente quel 4 giugno è ora soggetta a ben due leggi draconiane sulla sicurezza nazionale. Nelle minacce e negli arresti continua a tornare Tiananmen, soltanto il 28 e 29 maggio la polizia di Hong Kong  ha arrestato sette persone, tra cui l'avvocato-attivista   Chow Hang-tung e sua madre   per presunti post “sediziosi” riguardanti un “imminente appuntamento delicato”: Tiananmen. I libri sul massacro, i documenti di quei giorni, foto e video d'archivio da sempre proibiti e censurati nella Repubblica popolare cinese, approdavano nelle librerie e nei centri culturali di Hong Kong per commemorare e mantenere viva e accesa la luce su quel giorno. Oggi quelle librerie nell'ex colonia inglese sono state chiuse, gli inventari e gli archivi setacciati in modo che anche a Hong Kong la storia venga cancellata e riscritta per sempre.

 

 

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