la mappa

Tutto quello che c'è da sapere sulle elezioni europee, paese per paese

A cosa bisogna guardare negli stati membri dell'Ue per capire il voto. I seggi, i sondaggi,  il voto all'estero, l'età minima e l'affluenza: una mappa elettorale

4 giorni, 27 stati. 373 milioni di europei aventi diritto sono chiamati alle urne dal 6 al 9 giugno per eleggere i 720 membri del Parlamento europeo, una delle tre principali istituzioni dell'Unione europea e l'unica  eletta direttamente dagli elettori. E' il secondo evento elettorale più grande del mondo dopo l'India, dove si sono appena concluse le elezioni politiche. Il voto inizia in giorni e orari diversi a seconda degli stati: i primi ad aprire le urne sono stati i Paesi Bassi giovedì 6 giugno,  seguiti il giorno dopo da Irlanda e Repubblica Ceca. Italia, Lettonia, Malta e Slovacchia hanno iniziato a votare sabato 8 giugno, mentre il resto degli stati membri dell'Ue vota oggi domenica 9 giugno, lo stesso giorno in cui verranno annunciati, nella notte, i primi risultati (verranno trasmessi e analizzati in ogni paese, ma anche il Parlamento europeo pubblicherà i risultati a questo link). 

 

I seggi 

I seggi verranno assegnati in base alla popolazione di ogni paese membro:  la Germania è il più popoloso dell'Ue e   avrà il maggior numero di seggi (96) seguita da Francia (81), Italia (76) e Spagna (61). Grecia, Svezia, Portogallo e Repubblica Ceca ne hanno 21 mentre Malta, Lussemburgo e Cipro hanno il numero minimo di sei seggi ciascuno. Quest'anno i seggi (720) sono 16 in più rispetto alle ultime elezioni del 2019 quelli del Regno Unito sono stati ridistribuiti o tenuti in riserva in caso di espansione dell’Ue.

 

L'età minima e il voto dall'estero

In 21 dei paesi europei l'età minima per votare è di 18 anni mentre Belgio, in Grecia è di 17 mentre in Germania, Austria e Malta è possibile votare dai sedici anni in su. Nella maggior parte dei paesi, un candidato deve avere 18 anni per presentarsi alle elezioni, ma in Polonia e Repubblica Ceca devono averne 21. In Romania sono 23 e in Italia e Grecia 25 anni. Il Belgio aveva la soglia minima di 21 anni ma è stata abbassata a 18 anni nel 2021.  In alcuni paesi, tra cui Bulgaria e Lussemburgo, votare è obbligatorio, in diciannove paesi, tra cui l'Italia, il sistema di voto è preferenziale  gli elettori possono esprimere la loro preferenza per uno o più candidati – e il voto dall'estero è consentito in tutti gli stati membri a eccezione di  Repubblica Ceca, Irlanda, Malta e Slovacchia. In Italia e in Bulgaria il voto dall'estero è consentito solo a chi  vive all'interno dell'Ue (non più dal Regno Unito).

 

I sondaggi

Le ultime proiezioni realizzate da Europe Elects ed Euractiv confermano le tendenze registrate finora sulla composizione del Parlamento europeo: al Partito popolare europeo (Ppe) di centrodestra sono attribuiti 182 eletti, che gli consentiranno di restare il primo gruppo. Ai Socialisti&Democratici di centrosinistra dovrebbero andare 136 deputati. I liberali di Renew potrebbero rimanere la terza forza con 81 seggi (una ventina in meno di quelli attuali), ma sono tallonati dal gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) con 79 eletti. Dopo l’espulsione di Alternative für Deutschland, al gruppo di estrema destra Identità e democrazia sono attribuiti 69 eletti. Tuttavia i due gruppi delle destre nazionaliste hanno un potenziale bacino dove raccogliere altri deputati, cioè circa 80 seggi che andranno a partiti che siedono tra i non iscritti o sono non affiliati. Ai Verdi sono attribuiti 55 seggi, mentre al gruppo la Sinistra sono attribuiti 38 seggi.

 

I temi

Gli argomenti su cui Bruxelles si trova a decidere e centrali  a queste europee sono sicuramente la guerra della Russia in Ucraina e  come rafforzare le capacità di difesa dell'Ue; l'economia Ue; i piani per il clima e l’ambiente; il recente patto di migrazione e asilo. Se si dovesse registrare uno spostamento a destra, potrebbero risentirne sia  le nuove leggi sul clima e sulla sostenibilità sia il sostegno e quindi gli aiuti finanziari e militari dell'Ue all’Ucraina.

 

I Kingmaker

Sulla base dei risultati elettorali, i capi di stato e di governo dei paesi europei inizieranno i negoziati per decidere chi saranno i leader della prossima legislatura: le nomine dovranno poi essere confermate dal Parlamento europeo. Al momento, lo scenario più probabile è che la Spitzenkandidaten del Partito popolare europeo, il primo gruppo al Parlamento europeo, Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione, sarà nominata dal Consiglio europeo post elettorale. Qui una mappa dei 27 paesi europei, una guida a cosa guardare in queste elezioni, paese per paese.

 

Austria, tra Fpö e Övp

L'Austria inizia a votare domenica 9 giugno per eleggere  20 deputati  al Parlamento europeo, uno in più rispetto alle elezioni del 2019, ed è uno dei tre paesi Ue in cui è possibile votare dai sedici anni in su. I sondaggi danno in testa al 27,7 per cento il partito di estrema destra, l'Fpö che collassò mentre era in coalizione di governo proprio per i suoi legami con la Russia e che oggi invece si è rimessa in sesto, cavalcando i soliti temi nazionalisti e sovranisti, e   aggiungendone altri, più a destra ancora. Oltre alle elezioni europee, in ottobre l’Austria vota anche per le legislative e secondo i sondaggi il partito di governo, l’Övp, ha quasi dimezzato i suoi consensi. Una vittoria del'Fpö alle europee potrebbe quindi presagire una vittoria anche alle elezioni generali.

 

 

Belgio, le elezioni meno europee

Queste saranno le elezioni meno "europee" per il Belgio, che si trova ad affrontare una tripla elezione: le europee saranno oscurate dalle federali e regionali simultanee e considerate cruciali per il futuro del paese. Il Belgio elegge alle europee 22 deputati, il voto è obbligatorio e i sedicenni e i diciassettenni voteranno per la prima volta. Il partito nazionalista fiammingo di estrema destra e sempre più popolare nel paese, Vlaams Belang, è nei sondaggi al 27 per cento: sostiene apertamente la secessione delle Fiandre e la divisione dello stato belga.

Bulgaria, sei elezioni in tre anni

Anche in Bulgaria la votazione è obbligatoria. Si vota per eleggere 17 seggi e si vota anche per le elezioni nazionali anticipate:  dal 2021, quando il primo ministro bulgaro Boyko Borissov è caduto per l’ennesimo scandalo di corruzione, la Bulgaria è andata a elezioni sei volte. In ogni occasione i risultati sono stati inconcludenti per l’impossibilità di formare coalizioni coese. Ora la Bulgaria ha una possibilità di uscire dalla sua infinita crisi politica: tra influenze russe e intrighi politici, le priorità del nuovo governo includono una riforma della Costituzione, una riforma della giustizia per rafforzare la lotta alla corruzione, recuperare il tempo perduto sul Pnrr e i fondi del Recovery fund, e l’ingresso della Bulgaria nell’euro. Secondo gli ultimi sondaggi Borisov e il suo partito GERB otterranno il 26 per cento dei voti alle elezioni europee, mentre  l'alleanza liberal-conservatrice  PP-DB si aggira tra il 15 e il 16 per cento. 

 

Croazia, tra inflazione e allargamento

La Croazia vota il 9 giugno. La ripresa post Covid e lo stato dell’economia sono al primo posto delle preoccupazioni in Croazia, dove l’Unione democratica croata (fa parte del Ppe) governa in coalizione con i sovranisti del Movimento patriottico, potrebbe essere punita dagli elettori, che si lamentano in particolare del tasso di inflazione tra i più alti in Europa. Il Movimento patriottico stesso è un po’ in difficoltà, perché pur avendo imposto alcune leggi restrittive, collabora comunque con un partito pro Europa. Il sostegno all’allargamento dell’Ue è molto alto, al 68 per cento, e il primo ministro Andrej Plenković è tra i nomi che circolano nel caso la presidenza della Commissione non dovesse andare a Ursula von der Leyen. Il Partito socialdemocratico è dato più o meno alle stesse percentuali ottenute nelle elezioni nazionali e il Partito verde-We can dovrebbe superare la soglia di sbarramento, grazie al consenso che raccoglie in particolare a Zagabria.

 

 

Cipro, il focus sull'immigrazione 

Il voto a Cipro inizia domenica: una delle priorità in queste elezioni per i ciprioti è l'immigrazione e il populista Fronte Nazionale Popolare (ELAM) sta guadagnando terreno con la retorica anti migranti. Secondo i sondaggi il gruppo di estrema destra arriverà al terzo posto, alimentando i timori di un “cambiamento demografico”, si prevede che il gruppo di estrema destra arriverà al terzo posto.  Il timore è che sia alto l'astensionismo e il numero di schede bianche, poiché una riforma del governo locale ha complicato il meccanismo  e causando caos elettorale. Si teme che molte schede elettorali possano essere invalidate a causa della confusione degli elettori e che le lunghe code ai seggi elettorali potrebbero portare a tassi di astensione più elevati. Fidias Panayiotou, influencer di 24 anni, potrebbe essere una delle sei persone che Cipro invierà al Parlamento europeo.

 

Repubblica ceca. Le ingerenze russe prima del voto

In Repubblica ceca si è votato il 7 e 8 giugno, e una grande preoccupazione prima della vigilia era l’affluenza, visto che nel 2019 aveva registrato il dato più basso (28,2 per cento). I dati dicono che quest’anno l’affluenza ha superato il 30 per cento. Secondo i sondaggi, in testa c’è il movimento centrista ANO dell'ex primo ministro miliardario Andrej Babis, davanti a una coalizione di centrodestra. I dibattiti nel periodo precedente alle elezioni si sono concentrati su un problema che il paese in realtà non ha: l’immigrazione di massa. Sebbene l’immigrazione nella Repubblica Ceca sia effettivamente diminuita lo scorso anno, i gruppi populisti di estrema destra come Libertà e Democrazia Diretta sono riusciti a rendere l’argomento una questione importante in queste elezioni, e tutti i principali partiti ora concordano sul fatto che il Patto di asilo e migrazione recentemente approvato dall’Ue debba essere riformato.
Anche le preoccupazioni nazionali sugli standard ecologici, e in particolare sulle norme Euro 7 dell'Ue per le emissioni di gas di scarico, state un argomento importante in un per via dell'industria automobilistica. I timori sull’ingerenza russa sono stati confermati dopo che le autorità ceche hanno svelato i collegamenti tra il Cremlino e il sito Voice of Europe. L'indagine si è poi allargata al Belgio.

Danimarca. Un'aggressione e il test per Venstre

Anche la Danimarca vota domenica ed elegge 15 membri. Il voto si ridurrà a un referendum sul partito socialdemocratico del primo ministro Mette Frederiksen, al 17.7 per cento nei sondaggi - è alla testa di una coalizione di centrosinistra dal luglio del 2019 - e sul suo partner minore della coalizione Venstre. Frederiksen venerdì è stata aggredita per strada a Copenaghen: l'assalitore è stato subito arrestato. 

Gli argomenti nei dibattiti pre elettorali in Danimarca riguardano: la gestione del cambiamento climatico, l’immigrazione e la difesa nazionale. Gli alleati di governo della premier vogliono tagli alle tasse, mentre il suo partito socialdemocratico vuole alzare la spesa sociale. Un risultato debole a queste elezioni potrebbe minare la sua capacità di negoziare. Le elezioni rappresentano anche un test per il giovane partito di governo Venstre, che vuole ripetere i buoni risultati del 2019, ma da allora è stato indebolito dalla defezione dell’ex primo ministro Lars Løkke Rasmussen e dell’ex ministro dell’Immigrazione Inger Støjberg, che si sono entrambi staccati da Venstre per formare partiti rivali.

Estonia. Qualche problema sul voto elettronico

La tornata elettorale ufficiale in Estonia è domenica, anche se le elezioni sono iniziate lunedì 3 giugno: Tallinn ha il voto elettronico ed elegge 7 deputati. Sabato mattina, dopo cinque giorni di votazione anticipata, l'affluenza alle urne era di quasi il 20 per cento e in serata è stato chiuso anche il voto elettronico, con alcuni intoppi: alcuni browser Internet hanno bloccato l'app  per votare e sono stati registrati parecchi problemi tecnici. La Russia ha modellato molte delle scelte dell’Estonia, ma l'atteggiamento duro del primo ministro Kaja Kallas non sta dando i suoi frutti, il suo partito liberale riformista ha perso sostegno e  il partito conservatore Patria dell'ex ministro degli Esteri Urmas Reinsalu è stato  alto nei sondaggi negli ultimi sei mesi opponendosi alle misure verdi e chiedendo un maggiore controllo sulla costruzione di una  rete ferroviaria che colleghi i Paesi baltici alla Polonia.

 

 

Finlandia. Affluenza record

Il voto anticipato in Finlandia si è concluso con la più alta affluenza alle urne da decenni alle elezioni europee. Oltre un quarto degli aventi diritto ha già votato (nel 2019, era stato il 21 per cento). Il giorno delle elezioni è il 9 giugno.
Secondo i sondaggi, gli elettori sosterranno la risposta risoluta del Partito della coalizione nazionale del premier Petteri Orpo all’aggressività della confinante Russia. La sicurezza del lungo confine orientale del paese continua a dominare l'agenda politica di Helsinki, proprio come è avvenuto nel periodo precedente alle elezioni presidenziali di gennaio. Sebbene gli scioperi dei sindacati abbiano fatto entrare nella conversazione i temi delle retribuzioni e delle prestazioni sociali, i sondaggi dicono che gli elettori avranno in mente soprattutto la Russia e la difesa della Ucraina. La Finlandia è entrata nella Nato dopo decenni di neutralità in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.  Si contendono il secondo posto i socialdemocratici e il partito di estrema destra dei finlandesi.

Francia, la grande campagna di Marine Le Pen

La Francia è il paese che fornirà la notizia più importante di queste europee, con la vittoria del Rassemblement national di Marine Le Pen, che nei sondaggi ha il doppio dei consensi del partito europeista del presidente Emmanuel Macron. Nel 2019, ci fu un sostanziale pareggio.  Un’altra figura importante della Francia elettorale è Raphael Glucksmann, che ha portato come capolista il Partito socialista attorno al 12 per cento, dopo anni di irrilevanza. Il presidente francese è il kingmaker politicamente più debole di tutti i leader:  Macron ne è perfettamente consapevole ed è anche responsabile degli errori fatti finora, primo fra tutti la scelta di una capolista, Valérie Hayer, che si è rivelata fragile. Il presidente francese ha comunque i suoi piani: von der Leyen è una sua creatura, fu lui a indicarla nel 2019 quando crollò il sistema dello Spitzenkandidat.

 

 

Germania, referendum sulla coalizione semaforo

E' il paese più grande dell'Ue ed elegge 96 membri. Il voto in Germania è stato inquadrato come un referendum sulla coalizione di governo "semaforo" del paese, composta da socialisti, liberali e verdi. Tutti i partiti al governo potrebbero vedere il loro sostegno stagnare o diminuire, con i Verdi destinati a subire il colpo più duro. Nei sondaggi, il blocco di centrodestra dell’Unione cristiano-democratica e cristiano-sociale (CDU/CSU) si colloca al di sopra degli altri contendenti. Una delle questioni principali è il ruolo della Germania nella guerra in Ucraina, un argomento che ha evidenziato le fratture all’interno della coalizione di governo. Mentre i socialdemocratici si sono coalizzati attorno al loro   “cancelliere della pace”, i liberali denunciano le esitazioni nelle consegne di armi.  L'immigrazione e la politica di asilo del paese sono questioni  destinate a favorire il partito di estrema destra Alternativa per la Germania.  

 

Grecia

Elegge 21 membri. Il voto è obbligatorio e l’età minima per votare è 17 anni. Secondo l’ultimo Eurobarometro, il 60 per cento dei greci non è soddisfatto dello stato della democrazia nel proprio paese e vorrebbe che l’Ue dia priorità alla difesa dello stato di diritto. Il malcontento è ancora profondo dopo lo scandalo del 2022 che ha rivelato le intercettazioni illegali di esponenti dell’opposizione e giornalisti da parte del governo del primo ministro Kyriakos Mitsotakis, seguito da un incidente ferroviario del 2023 che ha visto il governo accusato di proteggere i politici coinvolti. Anche la crisi del costo della vita è una questione chiave per gli elettori  greci: secondo i sondaggi il partito di estrema destra e ultranazionalista Soluzione Greca è destinato a ottenere il doppio dei voti rispetto alle elezioni dello scorso anno, consolidando il suo ruolo di “cattivo ragazzo” della politica greca.  

 

Italia, il dilemma Meloni

In Italia le urne hanno aperto ufficialmente sabato alle 15 e chiuderanno alle 23. Domenica, altro giorno utile per votare, i seggi apriranno alle 7 e chiuderanno sempre alle 23. Oltre alle europee i cittadini di circa 3 mila e 700 comuni votano per eleggere un nuovo sindaco e i piemontesi anche per eleggere un nuovo presidente di regione. Nei sondaggi Fratelli d'Italia (Ecr) è al 27 per cento, mentre il Partito democratico (Socialisti e Democratici) al 23 per cento. Il risultato potrebbe non solo consolidare il potere interno di Meloni, ma anche proiettarla tra i kingmaker di Bruxelles. Von der Leyen ha scommesso su di lei, annunciando pubblicamente l’intenzione di allargare la sua maggioranza a Meloni: “E’ chiaramente pro europea, pro Ucraina e pro stato di diritto”. Il problema è che gli altri partner della “maggioranza Ursula” – i socialisti e i liberali – sono convinti del contrario.

 

 

 

Irlanda. La battaglia tra Sinn Fein e Fine Gael

Venerdì in Irlanda si è aperto il voto europeo insieme alle elezioni locali: è considerato un barometro dell'opinione pubblica in vista delle elezioni nazionali previste entro la prossima primavera. Sabato si sono chiuse le urne e le schede delle elezioni locali saranno le prime ad essere conteggiate. I sondaggi suggeriscono un calo del sostegno al principale partito di opposizione, il Sinn Fein di sinistra, mentre il partito di centrodestra Fine Gael ha recuperato punti, sostenuto dal cambio del leader del partito e dal primo ministro irlandese, Simon Harris. 

 

Lettonia. Le fake news sulle auto elettriche 

In Lettonia si è votato sabato 8 giugno. I dati dell’affluenza confermano quelli del 2019 - attorno al 33 per cento - e la disaffezione generale per queste elezioni: nel 2009 l’affluenza era stata di oltre il 50 per cento. Nell’ultima settimana c’è stata una campagna di disinformazione segnalata dal sito di fact checkers Rebaltica. Riguarda le auto elettriche e le false notizie sul fatto che dal 2030 sarà vietato guidare auto che non siano elettriche. “L’Ue non ha intenzione di vietare l’utilizzo, la riparazione o la vendifa di vecchie auto. Gli stati membri si sono solo accordati sul fatto che dal 2035 le auto non elettriche non saranno più vendute”, scrive Rebaltica. In Lettonia, 175 mila persone (il 9 per cento della popolazione) sono considerate “non cittadini” (sono per lo più provenienti dall’ex Unione sovietica, questo status si ereditava in famiglia fino a quando non è cambiata la legge nel 2020) e non hanno diritto di voto. Secondo i sondaggi, la National Alliance (che fa parte di Ecr) la cui campagna è guidata da un vicepresidente del Parlamento europeo, Roberts Zīle (eurodeputato dal 2004) e i conservatori di New Unity sono favoriti.

 

Lituania. La Russia e la settimana corta

Le elezioni in Lituania sono percepite come un referendum sul partito al governo, l’Unione della Patria-Democrazia cristiana. Secondo i sondaggi, il partito socialdemocratico di centrosinistra dovrebbe ottenere quasi il doppio dei voti del centrodestra, sottolineando la crescente insoddisfazione per il governo. Le preoccupazioni riguardo alla minaccia rappresentata dalla Russia hanno dominato i dibattiti in vista del voto, ma i partiti di sinistra sono anche riusciti a indirizzare il dibattito verso le condizioni del mercato del lavoro, con l’aumento del salario minimo e l'istituzione di una settimana lavorativa di quattro giorni. Questo è un tema prioritario per l'attuale commissario per l'Ambiente Virginijus Sinkevičius, che si candida al Parlamento europeo.

 

 

Paesi Bassi, la prima sorpresa

I Paesi Bassi sono stati il primo stato membro dell'Ue a votare per le elezioni europee e venerdì hanno offerto la prima sorpresa. La coalizione tra laburisti e verdi guidata da Frans Timmermans è arrivata in testa, davanti al partito di estrema destra di Geert Wilders, il PVV, secondo l'exit poll realizzato da Ipsos. Wilders aveva nettamente vinto le elezioni legislative dello scorso novembre, era dato in testa nei sondaggi della vigilia e aveva presentato le elezioni europee come un referendum tra lui e Timmermans. Se gli exit poll saranno confermati domenica sera, laburisti e verdi otterranno 8 seggi nel prossimo Parlamento europeo, uno in meno del 2019. 

 

Polonia, il sostegno all'Ucraina

Per i polacchi questo è il terzo voto importante in pochi mesi: nei sondaggi per le europee è una corsa testa a testa tra la Piattaforma civica al governo del primo ministro Donald Tusk e il partito di destra Legge e Giustizia (PiS). Entrambi i partiti hanno messo al centro delle loro campagne elettorali la sicurezza, e se c'è una cosa che unisce il governo e l'opposizione è il sostegno all'Ucraina. Tusk inquadra le elezioni come uno scontro tra Europa e Russia, ha accusato Kaczynski di aver stretto un patto con i partiti euroscettici di Viktor Orban in Ungheria e Marine Le Pen in Francia. Ha detto che questi partiti vogliono indebolire l’Unione Europea e che questo farebbe il gioco del Cremlino,

Tusk è anche tra i kingmaker più forti, perché viene da una vittoria elettorale storica che ha cambiato di segno il ruolo del suo paese in Europa, perché conosce molto bene i meccanismi dei negoziati e delle nomine, essendo stato presidente del Consiglio europeo e presiedendo il Partito popolare europeo, perché è il leader più autorevole dell’Europa centro-orientale e perché nel quadro del cosiddetto “triangolo di Weimar” è stato molto coinvolto da Francia e Germania nella gestione degli equilibri europei. Dentro al Ppe, molti temono che sarà proprio il premier polacco a fare il nome sospiratissimo di Mario Draghi per la presidenza della Commissione, ponendo così fine a vent’anni di dominio dei popolari sull’esecutivo dell’Ue. 

 

Portogallo, il fantasma dell'astensione

Molti portoghesi quest'anno si sono recati alle urne con diversi giorni di anticipo, dopo il peggior tasso di astensione registrato nel paese alle elezioni del 2019: non andò a votare circa quasi il 70 per cento degli aventi diritto, fu il tasso peggiore da quando aderì all’Unione Europea nel 1986. I portoghesi eleggeranno 21 membri e queste elezioni sono considerate un primo test per il sostegno del nuovo governo di centrodestra, l'Alleanza democatica, a appena due mesi dal suo insediamento. I sondaggi danno Alleanza democratica testa a testa con il Partito Socialista  all'opposizione, che è stato estromesso alle elezioni di marzo dopo uno scandalo di corruzione che ha coinvolto il capo di gabinetto dell'allora primo ministro socialista Antonio Costa. Anche il partito di estrema destra Chega dovrebbe entrare per la prima volta al Parlamento europeo con ben 4 seggi.  

 

Romania, le firme false

In Romania oltre alle europee si vota anche per le elezioni locali. Ciò che spingerà gli elettori a votare non sarà quindi tanto Bruxelles quanto temi   come la crisi immobiliare e la corruzione municipale. I due   partiti principali – il Partito socialdemocratico di centrosinistra e il Partito liberale nazionale di centrodestra – stanno   governando insieme in una grande coalizione: l'obiettivo è quello di garantire stabilità nel turbolento clima politico della Romania, con le minacce della Russia ai confini  e respingere il nascente partito di estrema destra Alleanza per l'Unione dei Romeni. Nei giorni scorsi si è anche aperto uno scandalo in merito alle europee: il candidato Silvestru Șoșoacă avrebbe raccolto firme false per farle comparire sulle schede elettorali. L' Alleanza per l'Unione dei Romeni  (Aur) avrebbe aiutato Șoșoacă a ottenere i documenti necessari per candidarsi alle elezioni europee come indipendente. George Simion , leader dell'AUR, è stato indagato dalla procura rumena per aver aiutato   Șoșoacă a candidarsi.

 

Slovacchia, il voto dopo l'attentato

In Slovacchia il premier Robert Fico ha appena subito un attentato, è in ospedale e nei giorni scorsi ha pubblicato una foto mentre esprime il suo voto alle europee dalla stanza dell'ospedale.  Il suo partito di governo Smer potrebbe vedere un aumento dei consensi: dopo l’incidente, una campagna che doveva essere incentrata sulla migrazione e sulla guerra in Ucraina si è invece concentrata sulla radicalizzazione dell’uomo armato che ha inseguito il politico. I sondaggi mostrano che la strategia ha dato i suoi frutti: Smer nelle ultime settimane è salito sempre di più nei sondaggi.  

 

Spagna - il referendum su Sanchez

La Spagna è il quarto paese più grande dell'Ue  ed elegge 61 membri. Meno di sette mesi dopo aver ottenuto un secondo mandato come primo ministro spagnolo grazie all'accordo di amnistia con i separatisti catalani, nei sondaggi i socialisti di Pedro Sánchez sono cinque seggi dietro all'opposizione di centrodestra. Il Partito popolare  spera di trarre vantaggio dal tradizionale malcontento dei suoi elettori nei confronti della legge sull'amnistia e sull'indagine giudiziaria sulla moglie di Sánchez, Begoña Gómez. Il Partito popolare europeo potrebbe anche conquistare il voto  del partito centrista dei Cittadini (Ciudadanos), che si prevede perderà tutti i suoi 9 seggi. Secondo i sondaggi il partito di estrema destra Vox potrebbe  ottenere piccoli guadagni,e  altro partito sfidante di estrema destra, The Party's Over (Se Acabó la Fiesta), potrebbe entrare nel Parlamento europeo per la prima volta.

 

Svezia - il voto sull'immigraizione

La campagna elettorale in Svezia è dominata dal tema dell'immigrazione,  il Partito socialdemocratico di centrosinistra sottolinea il ruolo svolto da uno dei suoi membri, la commissaria per gli affari interni Ylva Johansson, nel delineare le nuove e più restrittive politiche di frontiera dell’Ue, ma i democratici svedesi di estrema destra abbiano insistito maggiormente sulla questione dell’immigrazione con uno slogan che invita l’Europa a “costruire muri”. Le elezioni potrebbero determinare il destino del piccolo partito liberale favorevole all’Ue: se perdesse il suo unico seggio al Parlamento europeo,  la leadership del partito potrebbe chiedersi se continuare a far parte dell’attuale governo.

 

Slovenia, europee e referendum

Il governo sloveno  ha cercato di combattere la bassa affluenza alle urne programmando un triplo referendum sulla morte assistita, sull’uso di cannabis e sul voto preferenziale nelle elezioni generali contemporaneamente al voto europeo. Quando si sono svolte le ultime elezioni per il Parlamento europeo, la Slovenia era il terzo paese con il più basso tasso di affluenza alle urne. Questa volta il Partito della Libertà, al potere, punta a migliorare le cifre:  si prevede che tutti e tre i referendum mobiliteranno gli elettori che sostengono il governo, altri invece potrebbero utilizzare le elezioni come un referendum  sul Partito della Libertà stesso e sui partiti della sua coalizione. 

 

Ungheria, il rampollo ribelle di Orban

Il personaggio da guardare in Ungheria è Péter Magyar e il suo Partito Rispetto e Libertà: ex membro del governo di estrema destra di Viktor Orbán, Magyar spera di dare una scossa alle elezioni in Ungheria mobilitando gli elettori disillusi. Nei sondaggi in testa c'è Fidesz di Orbán e gli alleati conservatori del Partito popolare cristiano-democratico, ma Magyar  conosce ogni scheletro nell’armadio del premier e del suo partito e li sta tirando fuori uno a uno. Li sventola davanti agli ungheresi, li urla durante le manifestazioni. Ha conoscenze ottime e determinazione vorace.

 

Di più su questi argomenti: