editoriali
Gli scontri con la magistratura di Sánchez. Da noi il Pd tace
Il primo ministro spagnolo sembra voler imporre per via politica alla magistratura il comportamento preferito, negandone l’indipendenza. Per il Pd (stretto alleato del Psoe) va tutto bene?
I rapporti tra il capo del governo spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, e la magistratura sono sempre stati pessimi. Già nel dicembre del 2022 Sanchez reagì alla sentenza della Corte costituzionale che affossava la sua riforma (che permetteva al governo di nominare i membri della stessa Corte senza seguire le procedure previste) con un discorso in cui sosteneva che con quella sentenza violava “un principio fondamentale della sovranità popolare”. In numerosi casi il contrasto si è fatto acceso.
Recentemente le critiche delle istituzioni giudiziarie all’amnistia per i dirigenti indipendentisti catalani sono state non solo rigettate, ma considerate indebita interferenza politica della magistratura, anche se è ancora in discussione la legittimità dell’amnistia per reati di terrorismo. Negli ultimi mesi ha tenuto banco la vicenda delle accuse mosse alla moglie di Sánchez, Begoña Gómez, in reazione alle quali Sánchez aveva minacciato di dimettersi, ottenendo manifestazioni di solidarietà. Il fatto che la procura avesse preso in esame le accuse ha spinto Sánchez a esprimere critiche violentissime, anche se poi è intervenuta la procura europea, che indaga la signora Gómez per traffico di influenze, malversazione e prevaricazione, in relazione alle raccomandazioni che avrebbe fornito a un imprenditore.
Naturalmente un indagato è innocente fino a sentenza passata in giudicato, e questo vale anche per la moglie del premier spagnolo. Però l’atteggiamento di Sánchez non è stato quello di un garantista, ma quello di chi sembra voler imporre per via politica alla magistratura il comportamento preferito, negandone l’indipendenza. Sarebbe interessante capire che cosa pensano di tutto ciò quegli esponenti del Pd (stretto alleato del Psoe) che denunciano la presunta volontà del centrodestra di mettere sotto controllo la magistratura, che considerano la separazione delle carriere una lesione dello stato di diritto e appoggiano le polemiche dell’Anm. Quando ad attaccare davvero la magistratura è un leader socialista va tutto bene?