Foto LaPresse

Editoriali

I Brics ammaccati che Putin vuole trasformare in un G7 alternativo

Redazione

Quest'anno la Russia ha la presidenza di turno della piattaforma dei paesi cosiddetti “non allineati”: sembra l’armata Brancaleone

È la Russia, quest’anno, ad avere la presidenza di turno dei Brics, la piattaforma dei paesi cosiddetti “non allineati” che ha come membri fondatori Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Ed è l’occasione perfetta, per Putin, per mostrare il peso della sua diplomazia allargata, farsi vedere tutt’altro che isolato, per costruire un “G7 alternativo” a quello che si terrà in Puglia la prossima settimana. Ma c’è qualcosa con cui forse non aveva fatto i conti: le elezioni dei paesi membri.

La prossima riunione dei ministri degli Esteri Brics, ai quali quest’anno si sono già uniti formalmente anche Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti ed Etiopia, si terrà lunedì e martedì prossimo a Nizhny Novgorod, un tempo chiamata Gorky. Ieri la Repubblica popolare cinese ha confermato la partecipazione del ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, per “preparare il terreno per il 16° Vertice Brics” che si terrà a fine ottobre nella città di Kazan, nel Tatarstan. Ma nessuno sa ancora chi rappresenterà, per esempio, il Sudafrica e l’India, due dei paesi fondatori di recente andati al voto  e dove i due rispettivi partiti di governo, il Congresso nazionale africano di Cyril Ramaphosa e il Bharatiya Janata Party di Narendra Modi, hanno perso la maggioranza assoluta. I Brics spingono per una visione multipolare del mondo, e di “pacifica coesistenza”, eppure nell’immaginario di Russia e Cina la direzione è sempre quella della legge del più forte, dell’autoritarismo e dei conflitti. Dopo un tour in Cina, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha detto che la Turchia – invitata dall’Italia al G7 – è pronta a entrare nei Brics e a continuare a rafforzare il suo rapporto con Pechino, nonostante la persecuzione posta in atto dal Partito comunista cinese contro la minoranza turcofona degli uiguri nello Xinjiang. I Brics offrono un’alternativa alla cooperazione con Europa e America, ma la loro governance globale si regge su fragili modelli autoritari, che non tengono conto delle elezioni e del sistema democratico.

Di più su questi argomenti: