Foto GettyImages

Editoriali

Il pegno per l'auto cinese a Mosca. Sospetti tra regimi

Redazione

Un giornale russo nota come Putin stia consegnando la Russia a Pechino. L'amicizia tra i due paesi è vista storicamente come una conquista innaturale, dai più percepita come pericolosa

In Russia il pluralismo è stato sepolto da tempo, tuttavia sulle pagine dei giornali è ancora possibile leggere qualche messaggio al potere per  esprime disaccordo su alcune delle politiche del Cremlino – inutile sottolineare che nessuno mette in discussione il sostegno alla Svo, acronimo per “operazione militare speciale”, termine putiniano per “guerra”. La Nezavisimaja Gazeta, quotidiano aperto negli anni Novanta, ieri dedicava un articolo alla presenza massiccia della Cina nel mercato russo.

  

Per mesi, nel tentativo di addolcire l’effetto delle sanzioni occidentali e la scomparsa di alcune merci in Russia, il Cremlino ha scelto di magnificare quanto finalmente il paese abbia riconquistato la sua sovranità. La Nezavisimaja Gazeta riprende il concetto ma avverte che una volta liberi dalla trappola “angloamericana”, adesso la Russia corre il rischio di finire in quella cinese e, per capire quanto il rischio sia concreto, il quotidiano dice che basta osservare quanto le automobili cinesi abbiano soppiantato quelle occidentali, e comunque non è un cambiamento da festeggiare. L’amicizia tra Mosca e Pechino non è gradita a tutti in Russia e storicamente è vista come una conquista innaturale, un rischio che Putin sta imponendo alla Russia, e in cambio non ha ancora avuto neppure la firma necessaria per la costruzione del gasdotto noto come Power of Siberia 2.

 

Anche negli ambienti della Difesa russi la collaborazione con Pechino non è gradita e anzi è percepita come pericolosa. La Cina ha molto da prendere da Mosca e in Russia chi è accorto  sa che non è un rapporto alla pari, non è un’alleanza, ma il pegno da pagare per l’isolamento internazionale che Vladimir Putin sta cercando di placare sostituendo l’occidente con viaggi a Pechino o in Corea del nord, dove dovrebbe recarsi a giorni, forse proprio mentre il G7, di cui faceva parte prima di invadere la Crimea, sarà riunito in Italia. Le alleanze non sono tutte uguali, ci sono alleati e alleati, e anche un giornale in un regime sente il bisogno di segnalarlo. 

Di più su questi argomenti: