Vladimir Putin - foto via Getty Images

Editoriali

Il ministero dei parenti di Vladimir Putin

Redazione

Come può Mosca affrontare l’Isis, se il Cremlino nomina solo pronipoti e figli di? Tutte le ultime nomine volute dal presidente russo

Vladimir Putin ha nominato tre nuovi viceministri della Difesa, dopo aver impastato e rimpastato, arrestato e allontanato gli uomini legati all’ex ministro Sergei Shoigu, ha chiamato ad affiancare Andrei Belousov – nominato un mese fa – Anna Tsivileva, Pavel Fradkov e Leonid Gornin. Tsivileva è una pronipote di Putin, ha gestito il fondo per i “difensori della patria”, i soldati che combattono in Ucraina, è moglie di Sergei Tsivilev, ministro dell’Energia. Pavel Fradovok è figlio di Mikhail, ex capo dei servizi segreti esterni prima di Sergei Naryshkin. Il fratello di Pavel, Petr, è a capo della Promsvyazbank, una banca importante per il finanziamento dell’industria militare. Gornin invece non ha legami famigliari degni di nota, ma è stato vice ministro delle Finanze. Tutti e tre, Tsivileva, Fradkov e Gornin si occuperanno di soldi, gestiranno il sostegno finanziario alla guerra.
 

Gli uomini che gravitavano nel ministero di Shoigu erano vicini più al ministro che a Putin, le nuove nomine sono invece più vicine a Putin che al ministro Belousov: segno del fatto che il capo teme i tradimenti, si fida sempre di meno persone che non è detto siano competenti, l’importante è che siano fidate. Già con Shoigu, come aveva denunciato il capo della Wagner Evgeni Prigozhin,  corruzione e  mancanza di professionalità  avevano determinato i fallimenti dell’esercito, le nuove nomine non sono migliori, Putin ormai pensa alla sua sopravvivenza, neppure ai suoi obiettivi. Di certo non pensa alla sicurezza della nazione: domenica in un carcere di Rostov sul Don, nella Russia meridionale, alcuni prigionieri legati allo Stato islamico hanno preso in ostaggio delle guardie. La situazione si è risolta in poche ore, ma la ribellione è avvenuta tre mesi dopo il grande attentato al Crocus, quando un commando di uomini affiliati allo Stato islamico del Khorasan entrarono in una sala concerti alle porte di Mosca e uccisero centoquarantacinque persone. La Russia ha un problema di sicurezza, ma ossessionata da Kyiv, non sta neppure cercando di risolverlo.

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