Editoriali

Myanmar, Russia e Cina: il triangolo dei dittatori

Redazione

La giunta militare del paese del sudest asiatico ha preso il controllo di moltissime zone dopo la più grande offensiva dei ribelli birmani dopo l'inizio del colpo di stato del primo febbraio 2021: le violenze non sono coperte dai media e continuano con i finanziamenti di Pechino e Mosca

Negli ultimi mesi il Tatmadaw, la giunta militare del Myanmar, ha perso il controllo di moltissime parti del paese, soprattutto ai suoi confini, dopo la più grande offensiva dei ribelli birmani dall’inizio del colpo di stato del primo febbraio 2021. L’esercito è sempre più debole, l’economia è in crisi e si stimano oltre 3 milioni di sfollati interni e nei paesi vicini, ma al contrario di quanto si possa pensare il regime non è sull’orlo del collasso. I militari hanno risposto alle aree controllate dai “ribelli” aumentando la violenza contro i civili, e nonostante la bassissima copertura mediatica i bombardamenti e gli incendi di zone residenziali sono incessanti da ormai quattro anni. Il Tatmadaw non cadrà anche perché, mentre la comunità internazionale continua a imporre sanzioni economiche, paesi come Cina, Russia, Bielorussia e Corea del nord continuano a spedire armi e a firmare accordi con il regime: nelle ultime settimane c’è stato un movimento di delegazioni – soprattutto russe e cinesi – nella capitale Naypyidaw.
 

Venerdì, in occasione del 74esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Myanmar e Cina, i due paesi hanno firmato almeno 33 memorandum d’intesa: Pechino donerà 3,6 milioni di dollari al Myanmar per un totale di 12 progetti, tra cui un porto sottomarino, una ferrovia e un progetto di sviluppo urbano. La Cina ha  regalato al regime sei navi pattuglia  mentre la giunta ha rilanciato il progetto per una diga – finanziata sempre da Pechino – da 3,6 miliardi di dollari. Dietro ai progetti di nuove infrastrutture c’è anche Mosca, la costruzione di un porto nella zona di Dawei e di una centrale nucleare: a fine maggio è stata discussa anche la cooperazione nel settore aerospaziale e l’invio di studenti birmani in Russia. La Russia  è poi il paese che invia più armi in Myanmar, superando anche l’interscambio con Pechino. Il paese è devastato dalla guerra civile, un terzo della popolazione vive in condizioni di povertà, ma i crimini della dittatura non si fermeranno grazie al sostegno fornito da Russia e Cina.

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